Punture di insetti: come riconoscerle? Sintomi, cure e rimedi naturali

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Consulente Scientifico:
Dottoressa Jessica Zanza
(Specialista in farmacia)

Particolarmente frequenti nei mesi estivi, le punture d’insetto possono essere fonte di notevoli disagi, soprattutto quando ad esserne colpite sono persone allergiche. Cerchiamo di capire come riconoscerle, e quali sono le cure ed i rimedi naturali per trattarle.

    Indice Articolo:
  1. Cosa sono?
    1. Insetti
  2. Sintomi
  3. Reazioni locali
  4. Reazioni sistemiche
    1. Reazioni anafilattiche
  5. Cure
    1. Prevenzione
    2. Rimedi naturali
    3. Rimedi della nonna
    4. Farmaci
  6. Immunoterapia

Punture di insetti: cosa sono?

Le punture rappresentano la conseguenza di un meccanismo difensivo e/o offensivo attuato, principalmente, da insetti appartenenti a tre famiglie (Apidae, Vespidae, Formicidae), attraverso la penetrazione di un aculeo, o pungiglione.

Non devono essere confuse coi “morsi” tipici di insetti (come zanzare, tafani, pulci, cimici) e aracnidi (come ragni e zecche) che si nutrono di sangue, e mordono la cute del malcapitato con un apparato simile ad una bocca.

Nel linguaggio comune - i due termini vengano usati come sinonimi e che si tratti di puntura o di morso, il risultato é l’inoculazione di un mix di molecole in grado di scatenare l’infiammazione e, nei casi più gravi, una vera e propria reazione immunitaria.

Gli insetti che possono provocare reazioni allergiche o tossiche.

Alcuni insetti detti ematofagi, pungono per ottenere sostanze nutritive dal sangue, altri, invece hanno degli organi collegati ad una ghiandola contenente veleno e pungono per difendersi.

Tra gli insetti che pungono per nutrirsi abbiamo:

Tra gli insetti che pungono per difendersi troviamo:

Come riconoscerle? I sintomi dipendono dal tipo di reazione.

I sintomi derivanti dalla puntura, o dal morso di questi insetti, sono molto variabili e dipendono, fondamentalmente, da due varianti:

Sintomi associati alle reazioni locali.

Come dice il nome stesso, si tratta di reazioni che interessano la cute e possono essere lievi o estese.

Le reazioni lievi-moderate, sono le più comuni e sono caratterizzate dalla formazione dei cosiddetti pomfi in corrispondenza del sito di inoculazione, che appaiono come macchie rilevate di colore rossastro.

I pomfi sono lesioni rotondeggianti, con un diametro che varia da qualche millimetro a 1-2 cm. L’area colpita presenta i classici segni dell’infiammazione acuta, ovvero:

Le reazioni estese si verificano in persone più sensibili e si possono manifestare con:

Reazioni sistemiche e sintomatologia.

Le reazioni sistemiche sono caratterizzate da sintomi che interessano, oltre la cute, anche altri organi. Si tratta di reazioni severe, alcune delle quali fatali.Tra queste abbiamo:

Le reazioni anafilattiche comuni per le punture di api, vespe e calabroni.

L’anafilassi è una reazione immunitaria che si manifesta in individui sensibilizzati. Si tratta di persone già venute a contatto con l’antigene (ovvero la sostanza che provoca la reazione), nelle quali ha stimolato la produzione di anticorpi (IgE).

Le IgE così formate si legano alla superficie dei mastociti e vi rimangono fino a quando non si ha una seconda esposizione all'antigene. Il legame dell’antigene alle IgE attiva i mastociti, che rilasciano una serie di mediatori (istamina, prostaglandine, leucotrieni, PAF) responsabili dei sintomi caratteristici dell’anafilassi.

Sebbene qualsiasi componente del veleno (o della saliva) rappresenti un possibile allergene, il rischio più alto di anafilassi è associato ai componenti del veleno di api, vespe e calabroni. Tra questi questi veleni troviamo:

La comparsa dei sintomi avviene, in genere, entro 5’-6’ dalla puntura; tuttavia, vi sono dei casi in cui può avvenire a distanza di ore o giorni (fino a due settimane). Vi è, inoltre, la possibilità che si manifesti una reazione bifasica: si ha la comparsa dei sintomi, seguita dalla remissione degli stessi e alla ricomparsa dopo diverse ore (4-24).

Le reazioni anafilattiche possono essere di vari gradi in base ai sintomi ed al coinvolgimento dei diversi apparati.

Le reazioni di 1° grado riguardano soprattutto la cute e comprendono:

Le reazioni di 2° grado comportano il coinvolgimento di diversi apparati e si presentano con sintomi di importanza moderata quali:

Le reazioni di 3° grado o shock anafilattico è una evenienza grave n cui si ha perdita di conoscenza.

Lo shock evolve in tre fasi: una fase di compensazione che si presenta con

Una fase di progressione in cui si presentano:

Una fase irreversibile. La mancanza di un trattamento farmacologico porta inevitabilmente a questa fase, caratterizzata da:

Come trattare le punture d’insetto?

I trattamenti delle punture di insetto possono essere preventivi (che prevede l’adozione di abitudini atte a ridurre il contatto con gli insetti) e sintomatici.

Prevenzione per soggetti allergici e bambini.

L’adozione di misure preventive é fondamentale per ridurre al minimo il rischio di puntura, soprattutto per le persone allergiche e per i bambini molto piccoli (che non hanno ancora sviluppato le difese per proteggersi dalla saliva o dal veleno). Il periodo dell’anno più critico è rappresentato dall'estate, sia perché é la stagione riproduttiva degli insetti (quindi abbiamo più possibilità di incontrarli), sia perché il caldo aumenta la sudorazione (il sudore attira gli insetti come le zanzare) costringendoci ad esporre aree cutanee maggiori. Ma vediamo in che modo possiamo difenderci.

Per quanto riguarda gli ambienti domestici:

Per quanto riguarda la persona:

Se si svolgono attività all’aria aperta:

Rimedi naturali post-puntura.

Le reazioni cutanee di grado lieve possono essere trattate con prodotti di origine naturale, come gli oli essenziali e le formulazioni in gel a base di aloe. Vediamoli.

Oli essenziali: sono miscele di molecole lipofile (affini ai lipidi) e molto volatili; tra quelli utilizzati per lenire i pomfi abbiamo::

Gli oli essenziali dovrebbero essere diluiti in un veicolo oleoso (come l’olio di mandorle dolci), onde ridurre il rischio di allergie. Dopo aver disinfettato il pomfo, lo si può tamponare con un batuffolo di cotone imbevuto di olio di mandorle mescolato a qualche goccia di essenza.

Aloe gel. Si tratta delle mucillagini estratte dalle foglie dell’Aloe vera, che hanno mostrato proprietà lenitive e cicatrizzanti grazie al contenuto di glicoproteine (come l’alactoina A, che riduce la produzione di leucotrieni), il magnesio lattato (che riduce il rilascio d’istamina) ed enzimi antinfiammatori, come le bradichininasi (Fitoterapia - A.M. Bianchi). Applicare il gel, secondo bisogno, dopo aver disinfettato l’area.

Sebbene il gel si sia dimostrato sicuro, utilizzarlo solo dopo il consenso medico in gravidanza, durante l’allattamento e nell’infanzia.

Rimedi della nonna per i morsi d’insetto.

Qui di seguito, riportiamo un elenco di rimedi che, secondo le tradizioni popolari, sono utili nel lenire il prurito causato dalle punture o dai morsi d’insetto.

Trattamento farmacologico.

Il trattamento farmacologico é strettamente dipendente dal tipo di reazione provocata dalla puntura.

In caso di reazioni locali lievi-moderate prima di procedere all'utilizzo del farmaco, è fondamentale l’adozione di alcuni accorgimenti. Nel caso si tratti di una puntura d’ape, o del morso di zecca, è fondamentale rimuovere la fonte di antigeni: il pungiglione nel primo caso, il corpo intero della zecca, nel secondo.

A questo punto, si può procedere all'applicazione di una pomata a base di corticosteroidi (come l’idrocortisone acetato allo 0,5%, che si può acquistare senza obbligo di prescrizione) o antistaminici (come la prometazina al 2%, anch'essa vendibile senza obbligo di prescrizione).I corticosteroidi sono farmaci in grado di ridurre la produzione di mediatori dell’infiammazione (prostaglandine e leucotrieni) inibendo l’enzima fosfolipasi A2, gli antistaminici, invece, inibiscono solo l’occupazione recettoriale da parte dell’istamina.

Nel caso in cui le lesioni prendano infezione (o siano a rischio), il medico può prescrivere una pomata antinfiammatoria e antibiotica (per esempio l’associazione gentamicina e betametasone).

Avvertenze:
ricordiamo che l’uso di questi farmaci dovrebbe avvenire lontano dall’esposizione solare, in quanto aumentano la sensibilità cutanea alle radiazioni con conseguente formazione di macchie ed eritemi.

In caso di reazioni locali estese è necessario monitorare il paziente in modo da escludere l’esordio di una reazione anafilattica. Se la reazione continua ad interessare solo la cute, il medico prescriverà una terapia orale a base di corticosteroidi (come il prednisone) o antistaminici (come la desloratadina).

Il trattamento farmacologico in caso di reazioni anafilattiche è diverso a seconda delle situazioni:

Vediamo quali sono le manovre d'emergenza.
  • Il paziente viene disposto in posizione antishock, supino e con le gambe sollevate, in modo da assicurare la perfusione degli organi vitali.
  • Si allontana l’antigene, per esempio il pungiglione dell’ape, in modo che non venga inoculato altro veleno;
  • Si valuta la pervietà delle vie respiratorie. Se il paziente non riesce a respirare da solo lo si intuba e gli si somministra ossigeno puro. Se l’intubazione non è possibile si procede alla tracheotomia (si pratica un’incisione nella trachea) o alla cricotirotomia (il foro viene praticato, nell'uomo, al di sotto del pomo d’Adamo).
  • Si effettuano delle infusione rapide di soluzioni elettrolitiche (2-4L) o colloidali (0,5-1,5L) per aumentare il volume ematico e contrastare, in tal modo, l’ipotensione.
  • Se c’è arresto cardiaco, si effettua la rianimazione cardiorespiratoria di base.
  • Una volta attuate queste manovre, si procede alla somministrazione endovenosa di adrenalina (0,3-0,5 mg) in modo da consentire una rapida ripresa dell’attività cardiaca, della pressione e della funzionalità respiratoria. Se necessario, la somministrazione può essere ripetuta ad intervalli di 5’-10’.

Una volta superata la fase critica, si procede con la somministrazione di corticosteroidi o antistaminici per ridurre al minimo il rischio di reazione.

Immunoterapia.

L’immunoterapia rappresenta l’unico trattamento in grado di proteggere i soggetti a rischio di anafilassi: si stima, infatti, che risulti efficace nel 95-98% dei casi.

Naturalmente, non tutti possono sottoporsi a questo trattamento. La valutazione dell’idoneità viene effettuata da un allergologo, all'interno di una struttura specializzata.

Come prima cosa, l’allergologo effettua l’anamnesi, ovvero raccoglie le informazioni relative al paziente (stile di vita, patologie pregresse o in atto, farmaci utilizzati).

A questo punto vengono effettuati i prick test, che consentono di valutare le reazioni del paziente in seguito dell'inoculazione di piccole dosi di diversi veleni. E’ fondamentale che i prick test vengano effettuati in strutture specializzate, in modo da poter intervenire tempestivamente in caso di anafilassi;

Una volta stabilito il responsabile della reazione, il medico somministrerà dosi via via crescenti di veleno in modo da stimolare gradualmente le difese immunitarie dell’organismo.

Esistono diversi protocolli; tra questi, uno dei più utilizzati é il protocollo rush.

Nel protocollo rush, si iniettano - nello stesso giorno - diverse dosi crescenti sottocute del veleno, in modo che la dose di mantenimento venga raggiunta nel giro di 3-5 giorni.

La dose di mantenimento è, in genere, di 100 microgrammi; negli apicoltori (soggetti più a rischio) può arrivare a 200 microgrammi.

Una volta raggiunta la dose di mantenimento, questa viene ripetuta:

Ma chi sono le persone per le quali è necessaria l’immunoterapia?

L’immunoterapia è sicura?

Gli effetti avversi più comuni sono reazioni locali in corrispondenza del sito d’iniezione. Le reazioni sistemiche si verificano in meno del 5% dei casi ma, in ogni caso, sono gestibili e non mortali.

Ci sono controindicazioni?

La gravidanza è una controindicazione relativa e sta al medico decidere se la paziente può iniziare o proseguire il trattamento in caso di gestazione.

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Dottoressa Jessica Zanza
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