Particolarmente frequenti nei mesi estivi, le punture d’insetto possono essere fonte di notevoli disagi, soprattutto quando ad esserne colpite sono persone allergiche. Cerchiamo di capire come riconoscerle, e quali sono le cure ed i rimedi naturali per trattarle.
Le punture rappresentano la conseguenza di un meccanismo difensivo e/o offensivo attuato, principalmente, da insetti appartenenti a tre famiglie (Apidae, Vespidae, Formicidae), attraverso la penetrazione di un aculeo, o pungiglione.
Non devono essere confuse coi “morsi” tipici di insetti (come zanzare, tafani, pulci, cimici) e aracnidi (come ragni e zecche) che si nutrono di sangue, e mordono la cute del malcapitato con un apparato simile ad una bocca.
Nel linguaggio comune - i due termini vengano usati come sinonimi e che si tratti di puntura o di morso, il risultato é l’inoculazione di un mix di molecole in grado di scatenare l’infiammazione e, nei casi più gravi, una vera e propria reazione immunitaria.
Gli insetti che possono provocare reazioni allergiche o tossiche.
Alcuni insetti detti ematofagi, pungono per ottenere sostanze nutritive dal sangue, altri, invece hanno degli organi collegati ad una ghiandola contenente veleno e pungono per difendersi.
Tra gli insetti che pungono per nutrirsi abbiamo:
Zanzare. Le zanzare sono gli insetti ematofagi più diffusi. Esse mordono per succhiare sangue e la loro saliva provoca una reazione che si manifesta con bolle, prurito, gonfiore ed arrossamento. Il morso delle zanzare generalmente non necessita di particolari cure mediche, ma può essere pericoloso per nei bambini piccoli negli anziani e nei soggetti allergici.
Pulci. Le punture delle pulci che si manifestano con dolore e prurito, possono trasmettere diversi patogeni portatori di malattie (peste, tifo) e causare lesioni di tipo vascolare.
Pidocchi. I pidocchi del corpo vivono su indumenti e biancheria da letto che sono a contatto con la pelle, e, a differenza dei pidocchi della testa, possono trasmettere gravi malattie come il tifo. I morsi di questi insetti causano fori rossi sulla pelle, prurito intenso e irritazione.
Pappataci. I pappataci sono insetti simili alle zanzare che si nutrono di sangue. Le punture di questi insetti oltre a provocare pomfi dolorosi e pruriginosi possono trasmettere diverse malattie infettive, tra cui la leishmaniosi.
Zecche. Le zecche sono vettori di molte malattie, come la malattia di Lyme, o infezioni. Le zecche devono essere rimosse dalla cute perché possono causare un’infezione cronica.
Tra gli insetti che pungono per difendersi troviamo:
Api, vespe e calabroni. Le punture di api, vespe e calabroni sono comuni e possono avere tanto una reazione locale e superficiale, quanto una reazione anafilattica in un soggetto allergico che è una reazione potenzialmente letale. I soggetti allergici alle punture degli imenotteri devono portare con se un kit contenente una fiala di adrenalina che blocca la reazione anafilattica grave. L’ape e il calabrone possono lasciare il pungiglione che deve essere rimosso, mentre la vespa non perde il suo apparato di iniezione e può pungere ripetutamente.
Come riconoscerle? I sintomi dipendono dal tipo di reazione.
I sintomi derivanti dalla puntura, o dal morso di questi insetti, sono molto variabili e dipendono, fondamentalmente, da due varianti:
Tipologia d’insetto (o aracnide) con cui si é venuti a contatto. Il morso di una zanzara, per esempio, non è uguale alla puntura di una vespa.
Reazione individuale. Esistono persone più sensibili rispetto alle altre, ovvero che posseggono una soglia di degranulazione dei mastociti più bassa, tale per cui si verificano eventi avversi anche con dosi pressoché innocue per altre persone.I mastociti sono cellule localizzate soprattutto lungo le pareti dei vasi sanguigni. Stimoli di varia natura (tra cui, appunto, le sostanze contenute nella saliva o nel veleno degli insetti) possono indurre la degranulazione, ovvero il rilascio di mediatori dell’infiammazione (come l’istamina ed enzimi vari) formata da granuli, che fungono da deposito.Le reazioni derivanti dalle punture e morsi possono quindi interessare solo la cute o l’intero organismo.
Sintomi associati alle reazioni locali.
Come dice il nome stesso, si tratta di reazioni che interessano la cute e possono essere lievi o estese.
Le reazioni lievi-moderate, sono le più comuni e sono caratterizzate dalla formazione dei cosiddetti pomfi in corrispondenza del sito di inoculazione, che appaiono come macchie rilevate di colore rossastro.
I pomfi sono lesioni rotondeggianti, con un diametro che varia da qualche millimetro a 1-2 cm. L’area colpita presenta i classici segni dell’infiammazione acuta, ovvero:
Eritema. E’ dovuto alla dilatazione dei capillari cutanei in seguito all'azione dell’istamina, o di altre molecole, contenute nelle secrezioni dell’insetto. Si ha quindi un richiamo di sangue che determina l’arrossamento della cute intorno al sito di inoculazione.
Aumento di temperatura. Sempre come conseguenza della vasodilatazione, l’area è più calda rispetto alla cute circostante.
Edema. Molecole come l’istamina sono in grado di aumentare la permeabilità dei capillari, con conseguente fuoriuscita del plasma e suo accumulo negli spazi interstiziali; ciò determina il rigonfiamento dell’area interessata.
Prurito e/o dolore, a volte molto intenso. Nascono come conseguenza della stimolazione delle vie pruricettive e nocicettive, da parte di sostanze contenute nelle secrezioni o prodotte dall'attivazione delle cellule infiammatorie.
Le reazioni estese si verificano in persone più sensibili e si possono manifestare con:
Pomfi di dimensioni più grandi del comune (fino a 10-20 cm), in corrispondenza del sito di inoculazione;
Orticaria. Si tratta di una patologia cutanea caratterizzata dalla comparsa di numerosi pomfi (di dimensioni variabili), anche a distanza del sito di inoculazione.
Orticaria papulosa o strofulo infantile. Si tratta di una dermatosi, diffusa soprattutto tra i bambini, che si manifesta in modo differente dalla comune orticaria. In questo caso, si ha la comparsa di papule eritematose (quindi non pomfi), con un puntino giallo nella parte centrale, pruriginose e localizzate soprattutto nel tronco e nelle cosce. Nei casi più gravi, possono formarsi delle vere e proprie bolle piene di liquido sieroso.Il prurito può essere talmente intenso (soprattutto nelle ore serali, in cui si ha il picco massimo di istamina) da provocare lesioni da sfregamento e portare all’impetigine, un’infezione causata da batteri piogeni come strepto e stafilococchi, caratterizzata dalla comparsa di pustole (bollicine piene di pus), in corrispondenza della puntura, e febbre. L’orticaria papulosa può complicarsi e portare alla così detta prurigo nodulare, caratterizzata da papule cheratosiche (le papule si ispessiscono).
Reazioni sistemiche e sintomatologia.
Le reazioni sistemiche sono caratterizzate da sintomi che interessano, oltre la cute, anche altri organi. Si tratta di reazioni severe, alcune delle quali fatali.Tra queste abbiamo:
Reazioni anafilattoidi. Si tratta di reazioni immunologiche (non mediate da anticorpi IgE) o non immunologiche, tra cui angina pectoris ed infarto, glomerulonefrite (infiammazione dei glomeruli renali), neuriti (infiammazioni a carico dei nervi), etc.
Reazioni anafilattiche. Si tratta di reazioni immunitarie che, se non trattate in maniera adeguata, possono avere esito fatale.
Le reazioni anafilattiche comuni per le punture di api, vespe e calabroni.
L’anafilassi è una reazione immunitaria che si manifesta in individui sensibilizzati. Si tratta di persone già venute a contatto con l’antigene (ovvero la sostanza che provoca la reazione), nelle quali ha stimolato la produzione di anticorpi (IgE).
Le IgE così formate si legano alla superficie dei mastociti e vi rimangono fino a quando non si ha una seconda esposizione all'antigene. Il legame dell’antigene alle IgE attiva i mastociti, che rilasciano una serie di mediatori (istamina, prostaglandine, leucotrieni, PAF) responsabili dei sintomi caratteristici dell’anafilassi.
Sebbene qualsiasi componente del veleno (o della saliva) rappresenti un possibile allergene, il rischio più alto di anafilassi è associato ai componenti del veleno di api, vespe e calabroni. Tra questi questi veleni troviamo:
Fosfolipasi: si tratta di enzimi che degradano i fosfolipidi delle membrane cellulari, con conseguente mobilitazione dell’acido arachidonico. Quest’ultimo rappresenta il precursore di molecole infiammatorie come prostaglandine e leucotrieni;
Ialuronidasi: sono enzimi che, degradando l’acido ialuronico, facilitano la diffusione del veleno.
la mellitina, un peptide che rappresenta il 50% in peso del veleno d’ape.
La comparsa dei sintomi avviene, in genere, entro 5’-6’ dalla puntura; tuttavia, vi sono dei casi in cui può avvenire a distanza di ore o giorni (fino a due settimane). Vi è, inoltre, la possibilità che si manifesti una reazione bifasica: si ha la comparsa dei sintomi, seguita dalla remissione degli stessi e alla ricomparsa dopo diverse ore (4-24).
Le reazioni anafilattiche possono essere di vari gradi in base ai sintomi ed al coinvolgimento dei diversi apparati.
Le reazioni di 1° grado riguardano soprattutto la cute e comprendono:
Arrossamento e aumento della temperatura, dovuti alla dilatazione dei capillari cutanei;
Prurito diffuso, dovuto alla stimolazione delle fibre nervose di tipo C, soprattutto a livello di mani, piedi, lingua, gola;
Rash generalizzato, ovvero la comparsa di esantema (vescicole e bolle che tendono a rivestirsi di croste);
Sindrome da orticaria-angioedema. Abbiamo già visto che l’orticaria consiste nella comparsa di pomfi in regioni più o meno estese dell’epidermide; quando l’edema si estende anche agli strati più profondi, si parla di angioedema. Quindi vi può essere un rigonfiamento nella regione perioculare e periorale, nel dorso di mani e piedi, nei genitali e nelle mucose.
Rinite (il cosiddetto “naso che cola”), in quanto si ha un aumento delle secrezioni di muco.
Sensazione di malessere generale.
Le reazioni di 2° grado comportano il coinvolgimento di diversi apparati e si presentano con sintomi di importanza moderata quali:
Dispnea (ovvero difficoltà respiratorie), tosse, raucedine, difficoltà a parlare e a deglutire. Questi sintomi sono dovuti alla contrazione del muscolo liscio dell’albero bronchiale e all’edema della glottide, uno spazio localizzato nella laringe, tra le corde vocali.
Crampi, nausea, vomito e diarrea, dovuti alla contrazione della muscolatura del tratto digerente.
Tachicardia e ipotensione, quest’ultima dovuta alla fuoriuscita del plasma dal letto vascolare.
Sintomi centrali, quali debolezza, confusione e vertigini (queste ultime dovute all'ipotensione).
Le reazioni di 3° grado o shock anafilattico è una evenienza grave n cui si ha perdita di conoscenza.
Lo shock evolve in tre fasi: una fase di compensazione che si presenta con
tachicardia (il battito é rapido ma comunque debole),
sudore e pallore (come conseguenza della costrizione dei capillari cutanei),
ritenzione renale di liquidi.
Una fase di progressione in cui si presentano:
ipossia (una condizione caratterizzata da scarsità di ossigeno).
Acidosi lattica. ovvero la riduzione del pH a causa dell’accumulo di acido lattico, una scoria derivante dal metabolismo anaerobio,
Accumulo di sangue nel microcircolo (dovuto sia ad un aumento della viscosità, sia ad un’alterata funzionalità delle cellule endoteliali) che pone le basi per la formazione di coaguli di sangue (disseminati lungo i vasi di piccolo calibro) che contribuiscono a peggiorare il danno tissutale attraverso l’instaurarsi di una condizione di ischemia (niente ossigeno e nutrienti ai tessuti).
Una fase irreversibile. La mancanza di un trattamento farmacologico porta inevitabilmente a questa fase, caratterizzata da:
Rilascio di enzimi lisosomiali, che aggravano il danno tissutale;
Rilascio di MDF, ovvero un fattore che deprime l’attività del muscolo cardiaco;
Anuria, ovvero non vengono escrete le urine.
arresto cardio-respiratorio.
Come trattare le punture d’insetto?
I trattamenti delle punture di insetto possono essere preventivi (che prevede l’adozione di abitudini atte a ridurre il contatto con gli insetti) e sintomatici.
Prevenzione per soggetti allergici e bambini.
L’adozione di misure preventive é fondamentale per ridurre al minimo il rischio di puntura, soprattutto per le persone allergiche e per i bambini molto piccoli (che non hanno ancora sviluppato le difese per proteggersi dalla saliva o dal veleno). Il periodo dell’anno più critico è rappresentato dall'estate, sia perché é la stagione riproduttiva degli insetti (quindi abbiamo più possibilità di incontrarli), sia perché il caldo aumenta la sudorazione (il sudore attira gli insetti come le zanzare) costringendoci ad esporre aree cutanee maggiori. Ma vediamo in che modo possiamo difenderci.
Per quanto riguarda gli ambienti domestici:
Utilizzare zanzariere;
Utilizzare prodotti repellenti, come spray ed elettroemanatori, seguendo le indicazioni contenute nella scheda tecnica del prodotto (onde evitare effetti avversi anche molto gravi). In particolare, esistono dei prodotti a base di permetrina da spruzzare sui vestiti, sulle scarpe, sulle zanzariere e sulle tende (anche da campeggio);
Se sono presenti piante, provvedere alla rimozione dell’acqua accumulatasi nei sottovasi (in quanto le zanzare vi depositano le larve);
Qualora si avvistino dei nidi (le vespe sono solite costruirli negli angoli dei muri) rivolgersi a chi di dovere per la rimozione;
Se si ha un giardino, tosare regolarmente l’erba. Se vi sono fontanelle, un consiglio utile é quello di introdurvi dei pesci rossi, che si nutrono delle larve d’insetto
Per quanto riguarda la persona:
Esistono insetto-repellenti a base di molecole naturali (come gli oli essenziali di citronella, geranio, melissa) o sintetiche (come la dietiltoluamide), da applicare sottoforma di spray. Nei bambini al di sotto dei 2 anni si sconsiglia l’uso anche di quelli naturali, in quanto vi é la possibilità che si portino le mani alla bocca e che ingeriscono il prodotto.
Evitare l’uso di cosmetici molto profumati, che attraggono gli insetti.
Se si svolgono attività all’aria aperta:
Prestare attenzione se ci si trova in vicinanza di aree cespugliose, nei frutteti o nei vigneti (il profumo dolciastro della frutta attira diversi tipi di insetto, tra cui vespe e api). Se proprio si é costretti a stare in queste zone (nel caso degli agricoltori, per esempio), indossare maglie a manica lunga e pantaloni lunghi.
Non sostare vicino a pozze d’acqua stagnante, ove vi é la possibilità di incontrare soprattutto zanzare e tafani;
Mai camminare scalzi, per evitare di calpestare insetti che volano vicino ai fiori;
Se si avvistano alveari, starne alla larga soprattutto in caso di cattivo tempo (le api diventano particolarmente aggressive);
Se si viene circondati da uno sciame cercare di allontanarsi lentamente, senza agitare le braccia, per evitare di spaventare gli insetti;
Proteggersi adeguatamente se si ha intenzione di praticare sport all’aria aperta (il sudore e la CO2 emessa attirano gli insetti);
Attenzione anche a quando si fanno degli spuntini all’aria aperta: il profumo attira soprattutto vespe e api;
Le persone allergiche devono essere munite di un kit di pronto soccorso, contenente una fiala autoiniettabile di adrenalina, il cui contenuto deve essere controllato ogni 15 giorni in modo da accertarsi che non vi siano cambiamenti cromatici; inoltre, é bene che nei documenti sia presente un cartellino nel quale si indica che si é allergici al veleno d’insetto (per avvertire i soccorritori in caso di malessere).
Quando si viaggia in auto, tenere i finestrini chiusi per evitare l’entrata di insetti quali api e vespe;
Indossare tuta e casco integrale se si é in moto.
Rimedi naturali post-puntura.
Le reazioni cutanee di grado lieve possono essere trattate con prodotti di origine naturale, come gli oli essenziali e le formulazioni in gel a base di aloe. Vediamoli.
Oli essenziali:sono miscele di molecole lipofile (affini ai lipidi) e molto volatili; tra quelli utilizzati per lenire i pomfi abbiamo::
Essenza di camomilla, che deve le sue proprietà lenitive al contenuto di α-bisabololo e camazulene (Ammon et al., 1996; Tomic et al., 2014);In commercio, esistono delle formulazioni in crema, adatte anche ai più piccoli, che associa l’azione lenitiva dell’α-bisabololo a quella degli estratti di avena, ricchi in avenantramidi. L’essenza di camomilla e di calendula non devono essere utilizzate in caso di allergia alle Compositae, la famiglia cui appartengono queste due erbe;
Essenza di calendula, che deve le sue proprietà lenitive e cicatrizzanti al contenuto in terpenoidi (Della, 1990; Della et al., 1993); L’essenza di calendula può aumentare la sensibilità della cute alle radiazioni solari, quindi evitare l’esposizione dell’area trattata;
Essenza di lavanda, che é in grado di attenuare l’infiammazione (Hajhashemi et al., 2003), probabilmente grazie al contenuto di linalolo e acetato di linalile. L’essenza di lavanda non dovrebbe essere utilizzata nei bambini al di sotto dei 3 anni e nei pazienti asmatici, in quanto aumenta il rischio di crisi respiratorie a causa del contenuto in canfora.
Gli oli essenziali dovrebbero essere diluiti in un veicolo oleoso (come l’olio di mandorle dolci), onde ridurre il rischio di allergie. Dopo aver disinfettato il pomfo, lo si può tamponare con un batuffolo di cotone imbevuto di olio di mandorle mescolato a qualche goccia di essenza.
Aloe gel. Si tratta delle mucillagini estratte dalle foglie dell’Aloe vera, che hanno mostrato proprietà lenitive e cicatrizzanti grazie al contenuto di glicoproteine (come l’alactoina A, che riduce la produzione di leucotrieni), il magnesio lattato (che riduce il rilascio d’istamina) ed enzimi antinfiammatori, come le bradichininasi (Fitoterapia - A.M. Bianchi). Applicare il gel, secondo bisogno, dopo aver disinfettato l’area.
Sebbene il gel si sia dimostrato sicuro, utilizzarlo solo dopo il consenso medico in gravidanza, durante l’allattamento e nell’infanzia.
Rimedi della nonna per i morsi d’insetto.
Qui di seguito, riportiamo un elenco di rimedi che, secondo le tradizioni popolari, sono utili nel lenire il prurito causato dalle punture o dai morsi d’insetto.
Strofinare il pomfo con una fettina di patata. Sebbene sia un rimedio casalingo, il metodo può dare veramente sollievo grazie al contenuto in amido.
Strofinare il pomfo con una fetta di cipolla o con dell’aglio;
Versare del succo di limone;
Applicare una pasta ottenuta aggiungendo un po’ d’acqua a del bicarbonato di sodio;
Il trattamento farmacologico é strettamente dipendente dal tipo di reazione provocata dalla puntura.
In caso di reazioni locali lievi-moderate prima di procedere all'utilizzo del farmaco, è fondamentale l’adozione di alcuni accorgimenti. Nel caso si tratti di una puntura d’ape, o del morso di zecca, è fondamentale rimuovere la fonte di antigeni: il pungiglione nel primo caso, il corpo intero della zecca, nel secondo.
Rimozione del pungiglione. Il pungiglione dell’ape, contrariamente a quello di vespe e calabroni, rimane incastrato nella cute a causa della sua struttura “a seghetto”. E’ fondamentale che la rimozione dell’aculeo avvenga nel minor tempo possibile (massimo una ventina di secondi), per porre fine al rilascio del veleno. Una delle strategie più utilizzate è quella di estrarre il pungiglione con pinzette dotate di punta sottile (sterilizzate con alcool o alla fiamma), facendo attenzione a non comprimere la sacca velenifera.
Rimozione delle zecche. Le metodiche utilizzate sono diverse ma tutte puntano a rimuovere la zecca facendo attenzione che la bocca non rimanga attaccata alla cute (per evitare che si sviluppi un’infezione) o che la zecca non venga spremuta nella pancia (con conseguente rigurgito del contenuto nella cute).Si può procedere con l’uso di un paio di pinzette con le punte sottili, ,quindi, si procede alla detersione della cute con acqua e sapone (per ridurre il rischio d’infezione). Si applica del ghiaccio per circa 15’: le basse temperature determinano costrizione dei capillari cutanei e impediscono, in questo modo, al veleno o alla saliva di diffondersi. Il ghiaccio deve essere avvolto in una garza di cotone, in quanto le temperature molto basse potrebbero lesionare la cute.
A questo punto, si può procedere all'applicazione di una pomata a base di corticosteroidi (come l’idrocortisone acetato allo 0,5%, che si può acquistare senza obbligo di prescrizione) o antistaminici (come la prometazina al 2%, anch'essa vendibile senza obbligo di prescrizione).I corticosteroidi sono farmaci in grado di ridurre la produzione di mediatori dell’infiammazione (prostaglandine e leucotrieni) inibendo l’enzima fosfolipasi A2, gli antistaminici, invece, inibiscono solo l’occupazione recettoriale da parte dell’istamina.
Nel caso in cui le lesioni prendano infezione (o siano a rischio), il medico può prescrivere una pomata antinfiammatoria e antibiotica (per esempio l’associazione gentamicina e betametasone).
Avvertenze:
ricordiamo che l’uso di questi farmaci dovrebbe avvenire lontano dall’esposizione solare, in quanto aumentano la sensibilità cutanea alle radiazioni con conseguente formazione di macchie ed eritemi.
In caso di reazioni locali estese è necessario monitorare il paziente in modo da escludere l’esordio di una reazione anafilattica. Se la reazione continua ad interessare solo la cute, il medico prescriverà una terapia orale a base di corticosteroidi (come il prednisone) o antistaminici (come la desloratadina).
Il trattamento farmacologico in caso di reazioni anafilattiche è diverso a seconda delle situazioni:
Se la persona sa di essere allergica avrà con sé il kit di pronto soccorso (Fastject), prescritto dal medico, e dovrà usarlo appena inizia ad avvertire sintomi. il kit contiene una fiala di adrenalina ed un iniettore. L’adrenalina è in grado di bloccare, in maniera rapida, la broncocostrizione (per azione sui recettori β2) e la vasodilatazione periferica (per azione sui recettori α1).Una volta eseguita l’iniezione, il paziente dovrà recarsi in ospedale o contattare il 118, in quanto l’adrenalina ha un’azione breve e potrebbero rendersi necessarie ulteriori somministrazioni.In ospedale, al paziente verrà somministrato un corticosteroide o un antistaminico, per via orale.
Se la persona non è a conoscenza della sua allergia, di conseguenza non dispone del Fastject, occorre chiamare al più presto il 118. Se il paziente è ancora nelle fasi iniziali, gli si somministra subito l’adrenalina, altrimenti occorrerà attuare delle manovre d’emergenza che consentano di mantenere in vita il paziente prima della somministrazione del farmaco.
Vediamo quali sono le manovre d'emergenza.
Il paziente viene disposto in posizione antishock, supino e con le gambe sollevate, in modo da assicurare la perfusione degli organi vitali.
Si allontana l’antigene, per esempio il pungiglione dell’ape, in modo che non venga inoculato altro veleno;
Si valuta la pervietà delle vie respiratorie. Se il paziente non riesce a respirare da solo lo si intuba e gli si somministra ossigeno puro. Se l’intubazione non è possibile si procede alla tracheotomia (si pratica un’incisione nella trachea) o alla cricotirotomia (il foro viene praticato, nell'uomo, al di sotto del pomo d’Adamo).
Si effettuano delle infusione rapide di soluzioni elettrolitiche (2-4L) o colloidali (0,5-1,5L) per aumentare il volume ematico e contrastare, in tal modo, l’ipotensione.
Se c’è arresto cardiaco, si effettua la rianimazione cardiorespiratoria di base.
Una volta attuate queste manovre, si procede alla somministrazione endovenosa di adrenalina (0,3-0,5 mg) in modo da consentire una rapida ripresa dell’attività cardiaca, della pressione e della funzionalità respiratoria. Se necessario, la somministrazione può essere ripetuta ad intervalli di 5’-10’.
Una volta superata la fase critica, si procede con la somministrazione di corticosteroidi o antistaminici per ridurre al minimo il rischio di reazione.
La prima scelta ricade sui corticosteroidi (come il metilprednisolone) in quanto, inibendo la produzione dei mediatori coinvolti nell'anafilassi, hanno un effetto più completo. Se il paziente non è ancora in grado di deglutire, si può procedere alla somministrazione endovenosa, in caso contrario a quella orale.
Per quanto riguarda gli antistaminici, solitamente si usa un’associazione tra farmaci che inibiscono i recettori H1 (i veri responsabili delle reazioni infiammatorie e allergiche), come la prometazina e quelli che agiscono sui recettori H2 (coinvolti nella regolazione della secrezione gastrica), come la ranitidina. Il motivo risiede nel fatto che nei vasi sono presenti entrambi i sottotipi recettoriali, dunque l’inibizione di entrambi riduce in modo più efficace la risposta all'istamina.
Eventualmente, si può somministrare anche un broncodilatatore come il salbutamolo.
Immunoterapia.
L’immunoterapia rappresenta l’unico trattamento in grado di proteggere i soggetti a rischio di anafilassi: si stima, infatti, che risulti efficace nel 95-98% dei casi.
Naturalmente, non tutti possono sottoporsi a questo trattamento. La valutazione dell’idoneità viene effettuata da un allergologo, all'interno di una struttura specializzata.
Come prima cosa, l’allergologo effettua l’anamnesi, ovvero raccoglie le informazioni relative al paziente (stile di vita, patologie pregresse o in atto, farmaci utilizzati).
A questo punto vengono effettuati i prick test, che consentono di valutare le reazioni del paziente in seguito dell'inoculazione di piccole dosi di diversi veleni. E’ fondamentale che i prick test vengano effettuati in strutture specializzate, in modo da poter intervenire tempestivamente in caso di anafilassi;
Una volta stabilito il responsabile della reazione, il medico somministrerà dosi via via crescenti di veleno in modo da stimolare gradualmente le difese immunitarie dell’organismo.
Esistono diversi protocolli; tra questi, uno dei più utilizzati é il protocollo rush.
Nel protocollo rush, si iniettano - nello stesso giorno - diverse dosi crescenti sottocute del veleno, in modo che la dose di mantenimento venga raggiunta nel giro di 3-5 giorni.
La dose di mantenimento è, in genere, di 100 microgrammi; negli apicoltori (soggetti più a rischio) può arrivare a 200 microgrammi.
Una volta raggiunta la dose di mantenimento, questa viene ripetuta:
Ogni 4 settimane nel primo anno;
Ogni 6-8 settimane nei 5 anni successivi.
Ma chi sono le persone per le quali è necessaria l’immunoterapia?
Persone colpite da una reazione anafilattica documentata, potenzialmente mortale;
Persone non necessariamente allergiche come apicoltori e agricoltori che, per via del loro mestiere, vengono facilmente a contatto con api, vespe e altri imenotteri; uno shock anafilattico può verificarsi, infatti, anche nei non allergici in seguito ad un numero di punture elevato (come accade quando si viene attaccati da uno sciame).
Figli di persone esposte (apicoltori e agricoltori) che abbiano sviluppato anche solo una reazione sistemica non grave;
Cardiopatici che abbiano avuto una reazione sistemica.
L’immunoterapia è sicura?
Gli effetti avversi più comuni sono reazioni locali in corrispondenza del sito d’iniezione. Le reazioni sistemiche si verificano in meno del 5% dei casi ma, in ogni caso, sono gestibili e non mortali.
Ci sono controindicazioni?
La gravidanza è una controindicazione relativa e sta al medico decidere se la paziente può iniziare o proseguire il trattamento in caso di gestazione.
Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire funzioni social e analizzare il traffico. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie e dichiari di aver letto la nostra Cookie Policy e la Privacy Policy. Per saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie consulta la nostra Cookie Policy.