Scopriamo insieme che cosa è la naturopatia o medicina naturopatica, disciplina salutistica che integra diverse metodologie e tecniche naturali di tipo bioenergetico che possono aiutare l’individuo a mantenersi in salute e a promuovere il proprio benessere globalmente inteso.
Il termine naturopatia ha una etimologia incerta: alcuni studiosi sostengono che esso derivi dall’inglese “nature’s path”, sentiero della natura; altri affermano invece, ma si tratta di un’interpretazione più discussa, che la parola sia composta dal latino “natura” e dal greco “pathos”, empatia con la natura.
Entrambe le interpretazioni sottolineano l’importanza assunta dagli elementi e dalle energie naturali nell’ambito della medicina naturopatica. Ma che cosa si intende esattamente per naturopatia?
La naturopatia consiste in un insieme di pratiche di medicina alternativa (cromoterapia, idroterapia, floriterapia, massaggi, riflessologia plantare, climatoterapia, aromaterapia) il cui scopo non è l’eliminazione del sintomo ma il ristabilimento di uno stato di equilibrio dell’organismo, processo che passa attraverso l’individuazione delle cause profonde che hanno portato ad un’alterazione delle condizioni di salute della persona.
Alla base della naturopatia un principio tanto semplice quanto trascurato dalla medicina tradizionale: il corpo ha in sé la capacità di mantenersi in salute e di auto-guarirsi ristabilendo il proprio equilibrio.
L’approccio naturopatico, è molto diverso da quello della medicina tradizionale per diversi fattori:
Attualmente la naturopatia è riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità anche se la figura del naturopata non è riconosciuta in tutti gli Stati europei ed extra-europei. È il caso dell’Italia, dove questa disciplina ha conosciuto una certa diffusione solo di recente, sebbene la sua storia affondi le radici in un passato non certo prossimo.
La storia della naturopatia ha avuto inizio negli Stati Uniti negli ultimi decenni del XIX secolo, paese e periodo storico in cui sono stati raccolti per la prima volta una serie di principi salutistici provenienti da tradizioni di studio ed orientamenti differenti che non hanno ad oggi trovato una definizione univoca.
Una delle personalità più importanti della naturopatia dei primi decenni della sua storia è quella del tedesco Padre Sebastian Kneipp che, trasferitosi negli USA dalla Germania, fondò la prima scuola di naturopatia a New York.
Allievo di Padre Kneipp, anche Benedict Lust può essere considerato un pioniere di questa disciplina: esperto in modo particolare in idroterapia, fu una figura capace di diffondere la naturopatia negli Stati Uniti e di unificare i diversi approcci esistenti. Dopo la sua morte avvenuta nel 1945, non a caso, la storia della naturopatia americana è stata segnata da conflitti tra le diverse scuole, conflitti che hanno contribuito a segnare il declino di una disciplina già indebolita a causa di diversi motivi concomitanti. Nel 1910, per esempio, la Fondazione Carnegie pubblicò il cosiddetto rapporto Flexner che criticava la qualità delle scuole di formazione in naturopatia e la mancanza di scientificità del metodo naturopatico. Già dagli anni Trenta, inoltre, la diffusione di terapie farmacologiche molto più efficaci delle cure naturopatiche aveva ulteriormente sottratto ad essa seguaci ed estimatori.
Nonostante il crescente successo della medicina basata sull’evidenza delle prove scientifiche, però, la naturopatia ha comunque continuato ad essere praticata negli Stati Uniti, paese in cui è stato fondato il National College of Naturopathic Medicine (1956) e sono state riconosciute facoltà universitarie ufficiali di insegnamento della disciplina.
Dall’America del Nord la naturopatia si è poi diffusa anche in Europa, continente dove ha conosciuto uno sviluppo non uniforme. Se in Inghilterra e Germania la naturopatia si è affermata tra il XIX e il XX secolo ed è stata riconosciuta come disciplina universitaria, nei paesi mediterranei essa non può certo vantare una tradizione altrettanto lunga e ricca.
Ciò rende conto delle notevoli differenze sul piano legislativo e in relazione al riconoscimento della naturopatia in quanto disciplina salutistica accreditata: in alcune nazioni la naturopatia viene insegnata nelle università e praticata negli ospedali pubblici al pari delle altre discipline mediche; in altre, essa non è riconosciuta dalla medicina tradizionale ed è considerata una pratica da guardare con scetticismo e da liquidare come meramente pseudo-scientifica. Del resto, alcuni concetti molto importanti in naturopatia come quello di “energia vitale” non sono stati ad oggi definiti in maniera rigorosa e difficilmente le proposte terapeutiche di tipo naturopatico si sono dimostrate realmente efficaci quando sottoposte a studi di controllo standardizzati.
I principi base della naturopatia possono riassumersi in alcune indicazioni di massima che rendono conto delle modalità specifiche attraverso le quali salute e malattia vengono definite e trattate all’interno di questa disciplina.
Una delle indicazioni più interessanti della medicina naturopatica, si basa sull’assunto che ogni organismo ha a sua disposizione alcuni strumenti che possono favorire i processi di auto-guarigione (vis medicatrix Naturae): dai meccanismi di funzionamento e difesa del sistema immunitario a quelli di rigenerazione tissutale o plasticità neuronale. Compito della naturopatia è quindi quello di riconoscerli e, soprattutto, di sostenerli così che il corpo possa essere messo in condizione di guarire.
Comprendere e curare la causa di disagi e malattie (tolle causam) è un altro principio guida molto importante: l’obiettivo non è rimuovere il sintomo ma anche individuarne la causa fisica, emotiva, chimica, metabolica, sociale o spirituale. La focalizzazione sulle diverse sfere della vita dell’individuo, da quella fisica a quella mentale, rende conto di un altro principio della naturopatia, quello secondo il quale la cura va indirizzata alla persona globalmente intesa in tutte le sue dimensioni.
Interessante, infine, il principio del primum nihil nocere, assunto secondo il quale ci si deve indirizzare verso terapie e metodi privi di controindicazioni per il paziente: per chi la riceve, la cura non deve mai essere più dannosa della malattia.
La naturopatia pone grande attenzione alla prevenzione, con l’obiettivo di promuovere una vera e propria pedagogia della salute. Da un lato, più che a curare uno stato di malessere, si punta a prevenirlo grazie ad azioni preventive calibrate sulle specificità della persona, sul suo stile di vita e sulle sue caratteristiche socio-ambientali; dall’altro, si afferma il ruolo attivo che ciascuno ha nel mantenere il proprio stato di benessere e si investe molto su veri e propri programmi di prevenzione e di promozione della salute.
Per concludere, alcun brevi considerazioni sul rapporto tra medicina convenzionale e medicina naturopatica, rapporto che sembra essere ad oggi problematico soprattutto nei paesi che, come il nostro, non hanno ancora provveduto ad una regolamentazione della disciplina e del suo esercizio: in simili contesti è ancora forte la contrapposizione tra chi considera la naturopatia alla stregua della magia e chi, invece, ne riconosce l’utilità ed il potere terapeutico.
Al di là di posizioni rigide e preconcette è possibile sottolineare alcuni aspetti indubbiamente positivi dell’approccio naturopatico: il considerare la persona secondo una prospettiva di tipo olistico che ne rispecchia la complessità; l’assumere una definizione della salute come stato di benessere globale e non come mera assenza di malattia; l’invito ad assumere una posizione attiva rispetto alla gestione della propria salute; l’enfasi sulla prevenzione e sull’adozione di stili di vita salutari.
Si tratta di aspetti frequentemente trascurati dalla medicina tradizionale che troppo spesso tralascia il loro impatto sulle condizioni di salute del paziente e sull’efficacia delle terapie proposte.
Esclusa del tutto la possibilità che la medicina tradizionale possa essere sostituita dalla naturopatia, sembra essere più proficuo un atteggiamento di apertura nei confronti di questa pratica e l’adozione di una prospettiva di conciliazione dei due approcci che potrebbero potenziarsi reciprocamente.
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