Autostima nei bambini: come combattere insicurezza, timidezza e paure

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I bambini si vedono con gli occhi degli adulti e spesso mancano di autostima a causa della concezione di sé che credono di suscitare negli altri. E’ importante accompagnarli in un percorso verso un corretto “uso” dell’autostima, con la giusta dose di apprezzamento di sé e conoscenza dei propri limiti, nel rispetto degli altri.

    Indice Articolo:
  1. Cos’è e quando si sviluppa
    1. Età prescolare
    2. Bambini di 5 anni
    3. Bambini di 10 anni
    4. Bambini disabili
  2. Educare all’autostima
  3. I luoghi dell’educazione
    1. La famiglia
    2. La scuola
  4. Esercizi di autostima per bambini
    1. Conoscere e riconoscere se stessi
    2. Sviluppare l’immaginazione
  5. L’educazione ai rapporti sociali
  6. Aiutare i bambini a sconfiggere le paure
  7. Consigli e suggerimenti

I problemi di autostima nei bambini possono infatti condizionare tutta la loro vita, ecco perché è opportuno prestare sempre la giusta attenzione al comportamento dei nostri figli, al modo in cui questi gestiscono le loro relazioni sociali sia a casa che a scuola e se si ritiene necessario chiedere anche il parere di un esperto senza la paura di essere giudicati genitori iper apprensivi. Vediamo qual è il concetto di autostima, come avviene il suo sviluppo nell’età infantile, e quanto siano importanti i luoghi e le persone che concorrono a formare la stima di sé in un bambino.

L’autostima: cos’è e quando si sviluppa.

Il concetto di autostima riguarda la concezione che ciascuno ha di se stesso, e ancora più precisamente la sua considerazione di sé. Questa percezione si fonda su elementi oggettivi e soggettivi che ci permettono di costruire la nostra immagine. Nel percorso di formazione dell’autostima, che inizia con la prima infanzia e continua in età adulta, rientrano tre diverse immagini di sé, che spesso non combaciano: si tratta dell’immagine reale, dell’immagine imperativa, che riguarda quello che si crede di dover essere e dell’immagine ideale, ovvero quello che si vorrebbe essere. Su queste si basano una buona o cattiva autostima, soprattutto nei bambini; più si sarà in grado di farle coincidere, maggiore sarà l’equilibrio della propria stima.

Età prescolare: l’autostima non è presente nel bambino al momento della nascita, ma comincia a formarsi con lo sviluppo cognitivo e come risposta agli stimoli esterni. Per questo motivo è importante iniziare fin da subito a comportarsi in modo univoco con i bambini, trattandoli come esseri “completi” e non limitandoli alla sfera di bambini ai quali è permesso tutto o che non sono in grado di comprendere. In questo modo si inizierà a responsabilizzare subito il bambino, e a fargli avere una concezione di sé in quanto singolo e membro di un gruppo;

Bambini di 5 anni: crescendo, nei primi anni di vita, i bambini iniziano a prendere consapevolezza del proprio corpo, cosa che avviene completamente attorno ai cinque anni. In questa fase è fondamentale far comprendere al bambino che vive in un ambiente che lo apprezza, con persone che lo amano incondizionatamente, ovvero a prescindere da quello che fa o non fa. E’ fondamentale quindi che i genitori facciano sentire il loro amore al bambino, con carezze, parole e comportamenti; in questo modo il bambino percepirà una buona considerazione nei suoi confronti e sarà portato a sviluppare una buona autostima. In questa fase inoltre avviene lo sviluppo dell’autocontrollo, prima affidato completamente ai genitori, e il bambino apprende le conseguenze delle sue azioni. Diviene quindi fondamentale l’insegnamento del rispetto verso gli altri, che passa anche attraverso la percezione del rispetto ricevuto dagli altri;

Bambini di 10 anni: con i bambini più grandi la situazione cambia ulteriormente, in quanto l’individuo inizia a sviluppare il concetto di “altro”, identificandosi come soggetto in relazione ad altri individui, che hanno le loro specifiche esigenze e con i quali è necessario relazionarsi;

Bambini disabili: anche in questo caso lo sviluppo dell’autostima segue delle tappe precise, tuttavia il ruolo dei genitori e degli agenti esterni diventa ancora più fondamentale. Per i bambini con handicap fisici o mentali è necessaria un’attenzione particolare agli atteggiamenti da tenere per uno sviluppo corretto dell’autostima. Innanzi tutto bisogna conoscere bene quale sia il deficit della persona a cui ci riferiamo, e quali siano i metodi migliori per affrontarlo. In secondo luogo bisogna fare riferimento a educatori professionali, che sappiano cosa è meglio fare nei singoli casi. Il genitore infatti tende spesso a peggiorare i problemi di un bambino disabile, trattandolo in modo diverso dagli altri fratelli o amici, perché sente una necessità diversa. In realtà bisogna cercare di non essere troppo protettivi, e di aiutare la crescita dell’individuo, responsabilizzandolo e facendolo sentire come tutti gli altri. Sarà il genitore il primo a dover vedere nel figlio le sue potenzialità, solo così potrà aiutarlo ad avere stima di sé.

Educare all’autostima.

L’educazione comprende alcuni elementi fondamentali, ovvero i soggetti interessati e i luoghi del quotidiano. E’ importante tenere presente che ogni cambiamento di situazione tenderà a causare comportamenti diversi nel bambino, che dovrà pertanto avere i mezzi necessari per affrontare le novità che lo circondano. Anche la sua autostima sarà influenzata dall’ambiente in cui viene inserito nella fase dello sviluppo, in particolare per quanto riguarda quei luoghi e quei soggetti con i quali trascorre la maggior parte della giornata.

Il rapporto tra educazione ed autostima è notevole se si pensa a quanto la stima possa influenzare l’apprendimento, condizionando il bambino a credere di non riuscire bene in una determinata attività, ad esempio di studio, proprio perchè ha una bassa considerazione di se stesso e delle sue capacità. Si rischia quindi di trovarsi davanti ad un problema circolare che vede il bambino incapace ad apprendere in quanto privo di stima in se stesso e quindi impossibilitato ad aumentare la stima proprio perchè limitato nell’apprendimento e quindi nella buona riuscita dei suoi sforzi. Diventa quindi fondamentale una comprensione della difficoltà del bambino che deve essere seguito attentamente nei progressi o meno in ambito scolastico e familiare.

I luoghi dell’educazione.

Il maggior tempo della vita di un bambino trascorre presso la propria famiglia o in classe, con i compagni e le maestre.

La famiglia: è il centro dello sviluppo di ogni bambino, dove si apprendono i comportamenti e gli atteggiamenti da tenere. E’ fondamentale che il bambino senta l’appoggio e l’affetto della sua famiglia e che abbia un buon modello di autostima nei propri genitori. Solo così potrà riuscire ad apprezzare anche se stesso. Nel caso di famiglie con più figli è importante non creare delle finte competizioni, che porterebbero uno dei figli a credere di essere peggiore o migliore di un altro, influendo necessariamente sulla sua autostima. Si devono fissare dei limiti e dare delle guide, creando sempre nuovi stimoli per i bambini, che devono essere spinti ad imparare, senza sentirsi però schiavi delle aspettative dei genitori. Ad esempio bisognerà far capire al bambino quali sono gli spazi e i tempi dedicati ad una singola attività, dal pranzo ai compiti, fino al gioco e alle attività creative e accompagnarlo nella scoperta delle novità in ogni ambito, facendole sempre notare. Uno stimolo adeguato potrà essere quello di chiedere al bambino di scegliere un’attività da fare insieme ai genitori e ai fratelli durante la domenica, dopo aver finito il pranzo e i compiti, assegnando in questo modo un compito stimolante al bambino e allo stesso tempo segnando i limiti di tempo in cui svolgere l’attività. Il bambino si sentirà rivestito di importanza e questo aiuterà la sua autostima ;

La scuola: un ruolo chiave per la definizione dell’autostima nel bambino è svolto dall’ambiente scolastico. E’ in questo ambiente che è possibile individuare le situazioni di differenze formative per la definizione della personalità durante l’infanzia, grazie al confronto diretto tra gli individui in un ambiente neutrale. E’ importante quindi far comprendere al bambino quali sono i comportamenti da tenere a scuola e come bisogna comportarsi con compagni e insegnanti. Proprio questi ultimi sono il soggetto attivo dell’educazione extrafamiliare, dei quali i bambini devono riconoscere l’autorevolezza e che formano parte dell’autostima dei ragazzi attraverso un apprendimento che deve essere collaborativo e attivo e deve mirare a valorizzare le differenze, legittimando il singolo individuo all’interno del gruppo, sottolineando, ad esempio le capacità peculiari di ognuno e valorizzandole all’interno del gruppo, creando dei gruppi di studio o di attività all’interno delle quali ogni bambino sia indicato come punto di riferimento per un particolare soggetto, responsabilizzando in questo modo tutti i partecipanti all’attività e rendendoli unici all’interno del gruppo.

Esercizi di autostima specifici per bambini.

Ci sono vari modi per allenare i ragazzini ad avere una buona considerazione di sè, e per renderli sicuri e sereni.. L’approccio è sempre quello ludico-formativo, che permette al bambino di non sentirsi sotto esame. Vediamo alcuni esempi:

Conoscere e riconoscere se stessi.

Il bambino deve essere aiutato ad avere un’immagine oggettiva di sé, in modo da poter capire il valore delle sue potenzialità senza essere influenzato da paure o immagini negative. Per raggiungere questo obiettivo ci sono alcune piccole abitudini, quotidiane e non, che possono abituare il bambino a conoscere se stesso. Vediamo come:

Tenendo un breve diario quotidiano, nel quale il bambino dovrà segnare i fatti più importanti della giornata, negativi o positivi, e i suoi pensieri. In questo modo si avvicinerà alla sua immagine reale e prenderà confidenza con la realtà;

Organizzando giochi, ad esempio chiedendo al bambino di scrivere su un foglio tre parole per descrivere se stesso, da qualsiasi punto di vista, fisico, comportamentale o caratteriale. In questo modo sarà possibile far comprendere al bambino, chi esso sia e lo aiuterà a capire come lui si vede e come lo vedono gli altri. Ripetendo l’esercizio più volte e in momenti diversi, ci si accorgerà dei cambiamenti nella percezione, a seconda delle esperienze e delle situazioni. Il gioco va fatto da tutti i membri della famiglia o da un intero gruppo di amici: il bambino con poca autostima non deve infatti credere di essere lui il centro dell’attenzione, ma deve sentirsi a suo agio nella partecipazione al gruppo,

Aumentando la sicurezza, cercando di far capire al bambino quali sono le sue potenzialità e quali i suoi limiti. E’ importante che abbia una corretta percezione di sé, che non deve portarlo né a sottovalutarsi né a sopravvalutarsi. Un esercizio può essere quello di fissare degli obiettivi da raggiungere in un determinato tempo, diminuendolo poi di fase in fase. In questo modo il bambino saprà di doversi impegnare per raggiungere il suo scopo, ma scoprirà anche la possibilità di un fallimento, che non significa mancanza di valore. Spetterà al genitore far capire che una sconfitta non è un male, aiutando così il ragazzo a non perdere stima di sé anche quando gli capitasse di non riuscire in un intento. L’importante è fargli capire di provare con tutte le sue forze.

Sviluppare l’immaginazione.

Un elemento fondamentale per l’autostima consiste nella consapevolezza di riuscire a creare qualcosa, con le proprie mani o con la propria immaginazione. In questo modo il bambino potrà vedere i risultati delle sue azioni o pensieri e comprendere direttamente il proprio valore. Possiamo allenare i ragazzi a sviluppare l’immaginazione attraverso vari esercizi creativi:

Creando delle immagini per sviluppare le proprie idee: basterà chiedere al bambino di pensare ad un concetto e a disegnarlo. Ad esempio potrà disegnare “l’affetto per la mamma” o “l’amicizia dei suoi compagni”;

Raccontando e sviluppando storie di fantasia: solitamente i bambini ascoltano le favole raccontate dagli adulti, ma basterà ribaltare la situazione per far capire che anche loro sono in grado di inventare una storia di fantasia, anche meglio di mamma e papà;

Realizzando creazioni manuali: lo sviluppo della manualità è di importanza primaria per lo sviluppo dell’autostima. Bisogna quindi stimolare i bambini a realizzare piccoli lavoretti, che dovranno essere completamente frutto delle loro mani. Non servirà aiutarli troppo, perché l’oggetto finale non deve essere bello, ma deve dimostrare che il bambino è in grado di realizzare qualcosa;

Aiutandoli a sviluppare le passioni: cerchiamo di far concentrare i bambini su quello che più interessa loro. Daremo così importanza a delle loro passioni, aumentando la fiducia in loro stessi dal momento che capiranno che quello che è interessante e appassionante per loro può esserlo anche per un adulto e per i loro genitori. Ad esempio se amano gli animali, portiamoli allo Zoo e facciamoci spiegare da loro quali sono i mammiferi o i rettili. Responsabilizzeremo il bambino e lo faremo sentire utile.

L’educazione ai rapporti sociali.

Incoraggiando a fare scoperte, spronando il bambino a conoscere quello che lo circonda, dalle persone alle cose. Non deve avere paura di sperimentare, nei limiti della sicurezza e del buon senso sociale, al quale deve essere educato dal genitore. Accompagnatelo ad esempio a fare una passeggiata in un parco e fategli descrivere con parole semplici quello che vede e come lo vede: un fiore, un cane o un signore di passaggio. Lo aiuterete a sentirsi parte del mondo reale, e aiuterete il distacco da quello immaginario e ideale (negativo) che si è creato;

Accompagnando la socializzazione, anche attraverso giochi. Basandosi sull’esempio fornito per il riconoscimento di se stessi, possiamo organizzare un gioco adatto al bambino come parte di un gruppo. Chiediamogli quindi di disegnare i suoi compagni di classe, o i suoi amici, e di scrivere accanto ai disegni i loro nomi. Quindi aiutiamolo a trovare tre aggettivi per descrivere ognuno dei suoi compagni. In questo modo il bambino si avvicinerà al gruppo e imparerà a conoscerlo meglio, entrando in rapporto diretto e consapevole con l’immagine che lui ha dei suoi amici;

Facendolo esercitare a parlare con gli altri: chiedete al bambino di immaginare di incontrare una persona per la prima volta. Dovrà pensare a tre cose che potrebbe dirgli di sé e scriverle.

Aiutare i bambini a sconfiggere le paure.

Non sempre i problemi di autostima nei bambini, soprattutto se molto piccoli, possono essere facilmente identificati da un genitore, questo infatti potrebbe scambiarli per semplice timidezza o scarsa intelligenza, ignorando invece che dietro i comportamenti del bambino ci sono ragioni molto più profonde di cui purtroppo nella maggior parte dei casi i responsabili inconsapevoli sono proprio i genitori.

Quando il bambino ha paura significa che si sente minacciato da un pericolo e questo può portare ad alcuni comportamenti che inducono necessariamente ad una diminuzione dell’autostima e ad un attaccamento eccessivo ai propri genitori. Le paure più comuni dell’infanzia hanno il loro maggiore sviluppo nel periodo che passa tra i 2 e i 3 anni e tendono a diminuire nell’età scolare. Tuttavia, in soggetti particolarmente sensibili, alcune paure tendono a protrarsi più a lungo, anche fino ai 10 anni, portando come conseguenza una diminuzione della sicurezza in se stessi da parte dei bambini. Se avranno paura del buio, ad esempio, tenderanno a voler dormire con i genitori, e si sentiranno diversi dai loro compagni. In questo caso è importante non sottolineare in pubblico il loro problema, cosa che porterebbe ad un sentimento di vergogna da parte del bambino, ma bisogna cercare di risolvere il problema direttamente con il bambino, rassicurandolo sul fatto che tutti abbiamo le nostre paure. Uno dei momenti fondamentali per il superamento delle paure è infatti la loro accettazione, raggiunta dai bambini soprattutto grazie al confronto con le paure degli adulti. In questo modo i bambini non si sentiranno diversi dagli altri e le paure cesseranno di avere effetto negativo sulla loro autostima.

Bisogna quindi fare in modo che il bambino affronti le sue paure senza però pretendere un risultato immediato ed eccessivo, altrimenti otterremo l’effetto contrario, facendo sentire il bambino inferiore alle aspettative nei suoi confronti.

Consigli e suggerimenti.

Un suggerimento utile per aiutare l’autostima del bambino consiste nel cercare di chiedere sempre l’aiuto dei più piccoli nelle attività quotidiane. Chiedere consigli su cosa preparare per cena, su cosa comprare o su altre semplici attività da adulto, aiuterà il bambino ad avere una percezione del valore datogli dalle persone che lo circondano. Inoltre, se il bambino sbaglia o trova difficoltà nel fare qualcosa, fategli presente che ci siete passati anche voi e che avete avuto gli stessi problemi. Va sottolineata ancora una volta l’importanza di chiedere consiglio ad esperti se si hanno dubbi sul comportamento dei propri figli ricordando sempre che patologie come l’anoressia o la depressione possono avere le loro radici anche in problemi di autostima da bambini.

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