I gastroprotettori naturali sono sostanze che ci aiutano a preservare la salute dello stomaco: dalla malva alla camomilla, dalla liquirizia alla melissa, vediamo quali sono e come agiscono i più efficaci, senza dimenticare le controindicazioni e i rischi associati al loro impiego.
I gastroprotettori naturali, sono principi attivi di origine vegetale che, oltre a proteggere la mucosa gastrica, sono in grado di favorirne la guarigione qualora ne sia stata compromessa l’integrità. Pertanto, essi trovano impiego nella terapia complementare di svariati disturbi, quali: gastrite, reflusso gastroesofageo ed ulcera, che insorgono quando i meccanismi di difesa della mucosa non sono più in grado di contrastare l’azione lesiva dei succhi gastrici.
Alimentazione scorretta, alcol, stress, fumo, abuso di antinfiammatori e infezioni, infatti, riducono la produzione dei gastroprotettori endogeni (prostaglandine, muco e bicarbonato) e aumentano la produzione degli agenti lesivi (acido cloridrico e pepsina), predisponendo alla comparsa delle patologie suddette.
Come agiscono? Tipologie dei principi attivi naturali che proteggono lo stomaco.
I gastroprotettori naturali possono esplicare la loro azione in diversi modi. Il meccanismo d’azione è strettamente correlato alla qualità dei principi attivi contenuti, principalmente: mucillagini, saponine e polifenoli
Questi principi attivi vegetali riequilibrano il rapporto tra agenti protettivi e irritanti, potenziando in tal modo l’azione dei farmaci convenzionali.
Questi rimedi possono essere classificati in tre categorie, in base al meccanismo d’azione:
Gastroprotettori ad azione meccanica.
Sono erbe sono ricche in mucillagini, polimeri che danno origine a sistemi molto viscosi (colloidi) quando vengono dispersi in acqua. Grazie a queste caratteristiche, le mucillagini creano un effetto barriera che impedisce ai succhi gastrici di intaccare la mucosa, consentendone la guarigione.
Gastroprotettori che agiscono ad azione non meccanica.
Queste erbe agiscono come i farmaci riducendo la secrezione gastrica, o svolgendo un’azione antinfiammatoria e antiossidante. Sono droghe, quali il peperoncino, il carciofo e il cardo, che devono le loro proprietà alla presenza di capsaicina, acidi organici, sesquiterpeni e polifenoli.
Rimedi ad azione mista.
Questi sono rimedi che agiscono con vari meccanismi, dalla protezione meccanica delle mucose alla modulazione delle secrezioni gastriche e dell’infiammazione.
Quali sono le erbe gastroprotettive?
I gastroprotettori ad azione meccanica, così detti in quanto si stratificano sulla mucosa, isolandola dai succhi gastrici, più utilizzati, sono:
Althaea officinalis (Malvaceae): è una pianta erbacea perenne, diffusa in Europa, Asia ed Africa della quale si usano principalmente le radici, benché anche le foglie e i fiori contengano mucillagini ( Ali Esmail Al-Snafi, 2013), costituite da ramnogalatturonani, arabinogalattani, arabinani e glucani (ESCOP, 2003). Le radici vengono raccolte in autunno-inverno, quando posseggono il titolo massimo in principi attivi (5-11%), e vengono decorticate, essiccate e ridotte in bastoncini lunghi circa 20cm, di colore bruno-grigiastro. L’altea può essere assunta sottoforma di estratti acquosi ottenuti tramite decozione o macerazione. Il decotto viene preparato facendo bollire 2-4g di radice in 200ml d’acqua per 2’, dopodiché si lascia in infusione per 10’ e si cola, la macerazione, invece, benché estragga più lentamente i principi attivi, è l’ideale per non alterare le mucillagini (sensibili al calore). In questo caso, 2-4 g di radice vengono fatti macerare in 200ml d’acqua fredda per 4 ore, dopodiché si filtra. In entrambi i casi, bere una tazza 2-3 volte/die.
Studi clinici.
In uno studio di Hage-Sleiman et al. (2011), l’estratto dei fiori di altea ha esibito effetti protettivi nell’ulcera indotta dall’alcol. Benché promettenti, i dati ottenuti devono ancora essere confermati da studi clinici.
Malva sylvestris (Malvaceae): è un’erba biennale o perenne, diffusa in tutta Europa e Asia Settentrionale della quale si usano le foglie e i fiori, contenenti mucillagini ricche in ramnogalatturani (Saraswathy et al., 2014). Le foglie, raccolte durante la fioritura, contengono l’8% di mucillagini, mentre i fiori, raccolti prima che sboccino completamente, ne contengono il 10%. La malva viene assunta sottoforma d’infuso, ottenuto versando 200ml d’acqua bollente su due cucchiaini di fiori (o quattro di foglie); si lascia in infusione per 10’ e si filtra. Bere una tazza 2-3 volte/die.
Studi clinici.
Gurbuz et al. (2005) hanno evidenziato gli effetti protettivi, dell’estratto di malva, nell’ulcera indotta dall’alcol nei ratti; anche in questo caso, sono necessari studi clinici per confermarne gli effetti.
Tra i gastroprotettori ad azione non meccanica troviamo:
Capsicum spp (Solanaceae): comprende diverse specie, quali C. annuum e C. frutescens, originarie dell’America e attualmente coltivate in tutto il mondo. La droga, ovvero la parte farmacologicamente attiva, è rappresentata dai frutti, di colore, forma e dimensione variabili a seconda della specie considerata. Il principio attivo è rappresentato dalla capsaicina che, oltre ad essere responsabile delle attività farmacologiche, conferisce il sapore piccante al peperoncino. Benché il meccanismo sia ancora poco chiaro, si pensa che la capsaicina riattivi il microcircolo gastrico, compromesso durante l’infiammazione della mucosa, per interazione con i recettori vanilloidi. L’attivazione di tali recettori porta alla sintesi del CGRP, un peptide che ripristina il flusso ematico stimolando la produzione di nitrossido (un vasodilatatore) da parte delle cellule endoteliali (Li et al., 2012).
Studi.
Benché necessitino di ulteriori indagini, le proprietà antiulcera del peperoncino sono state valutate in diversi studi. In particolare: Il peperoncino previene l’ulcera indotta dall’alcol, dall’aspirina (Kang et al., 1995) e dallo shock emorragico (Teng et al., 1998), nell’animale da esperimento.In uno studio clinico di Yeoh et al. (1995), inoltre, la somministrazione di 20g di peperoncino ha prevenuto - in modo significativo rispetto al placebo - la lesione gastrica indotta da 600mg di aspirina, in 18 volontari sani.
Cynara scolimus (Asteraceae): il carciofo, è una pianta erbacea biennale diffusa nelle regioni del Mediterraneo e in California. Le foglie basali del primo anno, costituenti la droga, appaiono allungate, profondamente incise e con segmenti dentati. I principi attivi responsabili delle attività biologiche sono la cinaropicrina, un lattone sesquiterpenico responsabile del sapore amaro, e l’acido clorogenico, un derivato dell’acido caffeilchinico. Il carciofo può essere utilizzato sottoforma di estratto secco, con un titolo in polifenoli non inferiore al 3,65% (1-2cps da 300mg, 2 volte/die), o fluido (20gtt in poca acqua, 2 volte/die).
Studi.
Uno studio di Ishida et al. (2009) ha evidenziato le proprietà antiulcera di un estratto di carciofo, il quale ha inibito “in modo dose dipendente” lo sviluppo dell’ulcera indotta dall’alcol e dallo stress. Tali effetti sono dovuti soprattutto alla cinaropicrina, in grado di aumentare la secrezione di muco e ripristinare l’effetto-barriera sulla mucosa. Essa, inoltre, è risultata più potente del sofalcone (un farmaco antiulcera utilizzato come standard di riferimento). I risultati precedenti sono stati confermati da Nassar et al. (2013). Questi dati provengono da studi sull’animale e, pertanto, non sono predittivi dell’efficacia clinica degli estratti di carciofo.
Silybum marianum (Asteraceae): il cardo è un’erba che cresce spontaneamente nelle regioni del Mediterraneo, del quale si raccolgono gli acheni, piccoli frutti dall’aspetto caratteristico: essi, infatti, sono sormontati da un pappo di setole dentate (un’appendice piumosa a forma di ventaglio), che viene rimosso in seguito alla raccolta. Gli acheni sono ricchi in polifenoli appartenenti alla categoria dei flavonolignani, tra i quali spicca per importanza la silimarina (una miscela di silibina, silicristina e silidianina). Il cardo può essere assunto sottoforma di estratto secco (titolato all’80% in polifenoli) e ripartito in capsule da 475mg. Assumere 1-3cps/die, durante i pasti.
Gli studi.
In alcuni studi preclinici, la silimarina ha prevenuto l’ulcera indotta dallo stress e dall’ischemia riperfusione; tali effetti potrebbero essere dovuti all’inattivazione dei globuli bianchi, in particolare i neutrofili, e ad una ridotta produzione dei leucotrieni, mediatori dell’infiammazione (Alarçon de la Lastra et al., 1995; Borrelli and Izzo, 2000).
In ogni caso, sono necessarie ulteriori indagini per confermarne l’efficacia sull’uomo.
Tra i rimedi ad azione mista abbiamo:
Matricaria recutita (Asteraceae): ovvero la camomilla, che è una pianta erbacea annuale che cresce spontaneamente in Europa centro-meridionale e Asia minore. La droga è rappresentata dalle infiorescenze essiccate, i capolini, le cui proprietà gastroprotettive sono note da tempo. Le proprietà farmacologiche della droga sono attribuibili al fitocomplesso “in toto”: mucillagini pectina-simili (5-10%), che esplicano un effetto barriera, flavonoidi (2,4%) e olio essenziale (0,25-1%) che, grazie alle proprietà antiossidanti, prevengono i danni alla mucosa gastrica provocati dai radicali liberi. Quest’erba può essere utilizzata sottoforma di infuso, ottenuto aggiungendo 200 ml d’acqua bollente a 3-5 g di capolini essiccati; si lascia in infusione 5’ e si filtra. Bere una tazza 2-3 volte/die o estratto idroalcolico, del quale si assumono 20 gtt in poca acqua, 1-2 volte/die. Nell’infuso sono presenti soprattutto i componenti idrosolubili (mucillagini e flavonoidi), mentre l’olio essenziale è presente in piccole quantità (viene estratto non più del 15%).
Gli studi.
Gli effetti gastroprotettori sono stati evidenziati in numerosi studi, purtroppo solo preclinici, dai quali è emerso che: gli estratti di camomilla riducono la progressione dell’ulcera indotta dall’indometacina, un antinfiammatorio (Szelenyi et al., 1979), l’estratto acquoso di camomilla riduce la progressione dell’ulcera indotta dall’alcol, in modo dose-dipendente, attraverso il ripristino delle scorte di glutatione (Al-Hasher, 2010) un potente antiossidante endogeno, in grado di proteggere lipidi, proteine e DNA dai radicali liberi prodotti in abbondanza durante i processi infiammatori (gastrite) e degenerativi (ulcera), l’estratto idroalcolico, previene le lesioni indotte dall’alcol, attraverso un aumento di glutatione nel tessuto gastrico, nonché di pro-vitamina A e vitamina A (Cemek et al., 2010).
Melissa officinalis (Lamiaceae): è una pianta erbacea perenne diffusa in Europa centrale, Africa settentrionale e Asia occidentale. La droga è rappresentata dalle foglie essiccate, esplicanti un’azione gastroprotettiva grazie al contenuto in mucillagini e flavonoidi, quali apigenina, luteolina e quercetina. In particolare, in uno studio di Khayyal et al. (2001), l’estratto idroalcolico ha prevenuto l’ulcera indotta da indometacina attraverso un aumento della produzione di prostaglandine. Le prostaglandine (PGs) sono dei mediatori che intervengono in vari processi, fisiologici e patologici, la cui sintesi viene inibita dagli antinfiammatori non steroidei (quali indometacina e acido acetilsalicilico). A livello gastrico, questi mediatori regolano finemente il rapporto tra fattori protettivi e fattori lesivi, in particolare riducono la secrezione acida e aumentano la secrezione di muco (effetto barriera) e bicarbonato (effetto tampone sul pH). Esattamente come molte altre erbe, la melissa può essere utilizzata sottoforma di estratto idroalcolico (15-20gtt in poca acqua, 1-3 volte/die) o come infuso, soprattutto nei disturbi gastrici associati allo stress, in quanto possiede effetti ansiolitici e sedativi (Fitoterapia, A. M. Bianchi). L’infuso semplice, viene ottenuto aggiungendo 200ml d’acqua bollente a 2-5g di foglie essiccate; si lascia in infusione per 5’-10’ e si filtra. Bere una tazza 1-3 volte/die. Le proprietà della melissa, possono essere potenziate dall’associazione con altea e liquirizia. Miscelare 50g di melissa (foglie), 40g di altea (radice) e 10g di liquirizia (radice); aggiungere 200ml d’acqua bollente a un cucchiaino di miscela; lasciare in infusione per 5’-10’ e filtrare. Bere una tazza fino a 3 volte/die.
Studi.
Anche in questo caso, sono necessari ulteriori studi per valutarne l’efficacia sull’uomo.
Glycyrrhiza glabra (Fabaceae): la liquirizia è una pianta erbacea perenne diffusa in Europa e Asia, la cui droga è rappresentata dalle radici, che vengono raccolte alla fine del terzo o del quarto anno prima che si sviluppino i frutti (maggior titolo in principi attivi). Le radici vengono distribuite sottoforma di bastoncini essiccati, di colore grigio-bruno e lunghezza variabile. Come nei casi precedenti, la gastroprotezione esplicata dalla liquirizia è dovuta a diversi componenti del fitocomplesso, ovvero: saponine triterpeniche, costituite da un nucleo di natura terpenica legato a un residuo zuccherino tra le quali spicca la glicirrizina, una miscela di sali di calcio, magnesio e potassio dell’acido glicirrizico; polifenoli, quali isoliquiritina, glabridina, ispaglabridina A e B, 4’-O-metilglabridina e gliderinina, e polisaccaridi, che riducono l’adesione dell’Helicobacter pylori alla mucosa gastrica (Wittschier et al., 2009 responsabile del 70% dei casi di gastrite e del 10-20% dei casi di ulcera. La radice può essere utilizzata, nel trattamento dei disturbi gastrici, da sola o in associazione ad altre erbe. Per un decotto semplice, far bollire 1-2g di radice in 200ml d’acqua, lasciare in infusione per 5’-10’ e colare. Bere una tazza al giorno; per un infuso di erbe, miscelare 25g di altea, 20g di malva, 25g di melissa, 10g di liquirizia e 20g di camomilla; aggiungere un cucchiaino di miscela a 200ml d’acqua bollente, lasciare in infusione per 5’-10’ e colare. Bere una tazza 1-2volte/die, prima dei pasti o in base a necessità.
Studi.
Benché promettenti, i dati ottenuti in questi studi preclinici non sono predittivi dell’efficacia sull’uomo.
Aloe barbadensis (Xanthorroeaceae): ossia l’aloe vera, una pianta grassa originaria dell’Africa settentrionale e successivamente introdotta nelle Antille. La droga è rappresentata dal gel, contenuto nella porzione centrale delle foglie carnose. Il gel di aloe, incolore ed insapore, è ricco in: mucillagini, fino al 30% del totale, glicoproteine, quali aloctina A e B ,enzimi, quali ciclossigenasi (fondamentali per la produzione di PGE2) e bradichinasi, ad azione antinfiammatoria. Il gel d’aloe viene assunto come tale un cucchiaino 1-3 volte/die o sottoforma di tavolette da sciogliere in bocca, come il Bioanacid®, un dispositivo medico a base di aloe gel disidratato, mucillagini di altea e orzo, estratto di camomilla, estratto di liquirizia e antiacidi naturali (limestone e nahcolite); si assume una tavoletta all’occorrenza, anche più volte al giorno.
Studi.
Il gel di aloe, nello specifico esplica un effetto barriera sulla mucosa, proteggendola dall’azione aggressiva dei succhi gastrici Gli estratti d’aloe, acquosi e idroalcolici, riducono la secrezione acida in modo dose-dipendente (Yusuf et al., 2004; Keshavarzi et al., 2014). L’aloctina A inibisce la secrezione acida, in modo dose-dipendente, e previene l’ulcera indotta dallo stress e dall’indometacina, probabilmente attraverso una ridotta produzione dei leucotrieni (Asada et al., 1987; Saito et al., 1989).
In uno studio di Park et al. (2011), le mucillagini hanno ridotto del 50% - rispetto al controllo - l’espressione di enzimi infiammatori, quali iNOS (nitrossido sintetasi indotta) ed MMP-9 (metalloproteasi di matrice), quest’ultima utilizzata come marker di lesione gastrica;
In uno studio di Eamlannam et al. (2006), il gel di aloe: ha attenuato l’infiammazione della mucosa gastrica, attraverso una ridotta sintesi di citochine infiammatorie (TNF-α) e una ridotta infiltrazione dei globuli bianchi, Ha aumentato la produzione di PGE2, con conseguente aumento della secrezione di muco e bicarbonato e riduzione della secrezione acida.
Ha promosso la guarigione dell’ulcera attraverso la riepitelizzazione indotta dall’IL-10 (una citochina antinfiammatoria).
Ha ripristinato il flusso ematico attraverso la produzione di prostaglandine (che dilatano i vasi) e l’angiogenesi (la nascita di nuovi vasi) e l’estratto idroalcolico aumenta la produzione di muco gastrico, attraverso un aumento delle prostaglandine, riducendo la progressione dell’ulcera indotta dall’alcol e dall’indometacina (Metowogo et al., 2011). In uno studio clinico di Blitz et al. (1963), l’aloe gel ha indotto la regressione dei sintomi in 20 pazienti con un principio d’ulcera. I risultati ottenuti, tuttavia, necessitano di indagini più approfondite che ne confermino l’efficacia.
Opuntia ficus indica (Cactaceae): è il fico d’India è una pianta grassa originaria del Messico e diffusa nelle regioni del Mediterraneo, della quale si utilizzano i frutti e i cladodi (i rami carnosi chiamati volgarmente “pale”). Gli effetti gastroprotettori dell’Opuntia, non ancora testati sull’uomo, sono dovuti a due gruppi di principi attivi: le mucillagini estratte dai cladodi, gli antiossidanti presenti nei frutti, ovvero l’acido ferulico e i flavonoidi (derivati della rutina e dell’isoramnetina).L’Opuntia può essere assunta sottoforma di frutta o capsule, contenenti 396 mg di estratto di cladodo (1-2cps 2 volte/die, prima dei pasti).
Studi.
La rutina previene l’ulcera indotta dall’alcol (Martin et al., 1993; Di Carlo et al., 1994; Izzo et al., 1994)
Galati et al. (2001 e 2003) hanno osservato che sia l’estratto liofilizzato dei cladodi, sia il succo di frutta sono in grado di prevenire l’ulcera indotta dall’alcol, mentre l’estratto dei cladodi ha prevenuto anche quella indotta dall’aspirina e dall’indometacina (Lee et al., 2002).
Musa paradisiaca (Musaceae): è il platano ed è una pianta ibrida, derivante dall’incrocio tra M. balbisiana e M. acuminata, originaria del sud-est asiatico. La parte farmacologicamente attiva è rappresentata dai frutti immaturi (Best et al., 1984), simili alle comuni banane, rispetto alle quali sono più grandi, schiacciati e ricchi di amido. I principi attivi della banana verde sono principalmente i polisaccaridi (esplicanti un effetto barriera) e i flavonoidi. Tra questi ultimi, la leucocianidina riveste un ruolo cruciale: essa, infatti, è in grado di prevenire l’ulcera indotta dall’aspirina (Lewis et al., 1999) e dall’indometacina, probabilmente attraverso un ispessimento della mucosa gastrica (Prabma et al., 2011).
Studi.
Le proprietà antiulcera del platano, sono state valutate in diversi studi preclinici, dai quali è emerso che:
L’estratto previene la formazione delle lesioni indotte dall’aspirina e accelera la guarigione di quelle preformate. Ciò è dovuto ad un aumento della proliferazione delle cellule della mucosa: i nuovi epiteliociti, infatti, secernono muco che isola l’ulcera, facilitandone la guarigione (Best et al., 1994).
Gli estratti prevengono anche altri tipi di lesioni, come quelle indotte da altri antinfiammatori (indometacina, fenilbutazone e prednisolone) e dall’istamina (Goel et al., 1986).
Gli effetti gastroprotettori sono dose-dipendenti e aumentano quando la banana verde viene frullata con il latte (Hills and kirwood, 1989).
Oltre ai meccanismi sopracitati (effetto barriera e riepitelizzazione), gli effetti antiulcera sono ascrivibili anche a:
Effetto antiossidante degli estratti, dovuto all’aumento di glutatione e alla riduzione dei radicali liberi (Goel et al., 2001; Rohan Kumar et al., 2006; Prabma et al., 2011).
Riduzione della secrezione acida e aumento della secrezione di muco e bicarbonato (Prabma et al., 2011).
Ridotta produzione di citochine infiammatorie (TNF-α e IL-1β) e aumento dei fattori di crescita (TGF-α) (Kumar et al., 2013).
Curcuma spp (Zingiberaceae): che comprende piante erbacee perenni, originarie dell’India e coltivate nel sud-est asiatico. La droga è rappresentata dal rizoma, molto simile a quello dello zenzero, ricco in principi attivi gastroprotettori. Tra questi abbiamo: curcuminoidi, conferenti alla spezia il colore giallo intenso, ovvero curcumina (77%), demetossicurcumina (17%) e bisdemetossicurcumina (3%), polifenoli, liberi e legati (acido caffeico, gentisico, ferulico, gallico, protocatechico, cinnamico, p-cumarico e siringico), polisaccaridi a basso peso molecolare, ricchi in galattosio e acido galatturonico.
Studi.
Grazie al fitocomplesso in toto, quindi, la curcuma, previene le lesioni gastriche causate da stress, legatura del piloro, indometacina, reserpina e altri agenti irritanti, nell’animale da esperimento (Rafatullah et al., 1990). Ha mostrato effetti positivi anche sull’uomo (Prucksunand et al., 2001), in particolare, la somministrazione di 600 mg di curcumina, 5 volte/die per 12 settimane, ha portato alla completa guarigione dell’ulcera (19 pazienti su 25); alla regressione dei sintomi in 20 pazienti affetti da gastrite e dispepsia (difficoltà digestive). In ogni caso, sono necessari ulteriori studi per confermare i dati clinici a disposizione. La curcuma può essere assunta sottoforma di estratto secco standardizzato (93% di curcuminoidi). Assumere 1-3 cps/die (ogni capsula contiene 400 mg di estratto).
L’effetto gastroprotettore viene esplicato attraverso vari meccanismi, in particolare: Inibizione dei recettori H2 (i recettori per l’istamina) che porta ad una ridotta secrezione di acido. I curcuminoidi sono antagonisti selettivi e competono con l’istamina per il sito di legame (Dong-Chan Kim et al., 2005). Questo è un fatto molto importante, se si pensa che una categoria di farmaci antiulcera (comprendente la ranitidina e la famotidina) agisce proprio in questo modo. Azione antiossidante, che avviene attraverso la neutralizzazione dei radicali liberi, il ripristino del glutatione (Swarnakar et al., 2005), la protezione dell’enzima perossidasi (che inattiva i radicali liberi) e una ridotta produzione del radicale libero nitrossido (Mahattanadul et al., 2009; Yadav et al., 2013).
Curcumina e bisdemetossicurcumina promuovono la guarigione dell’ulcera regolando l’azione delle metalloproteasi (MMP), enzimi che intervengono nel rimodellamento dei tessuti. In particolare, inibiscono le MMP-9 che intervengono nei processi infiammatori e stimolano le MMP-2, che agiscono nei processi fisiologici (Swarnakar et al., 2005). Inibizione dell’Helicobacter pylori da parte della curcumina (Swarnakar et al., 2005). In uno studio di Harsha et al. (2016), è emerso che i polisaccaridi, creano un effetto barriera, inibiscono la pompa protonica, riducono la proliferazione e l’adesione alle mucose dell’Helicobacter pylori e sono antiossidanti.
I benefici dei gastroprotettori naturali.
Abbiamo visto come i principi attivi contenuti nei vari rimedi possano contribuire alla prevenzione e al trattamento delle affezioni gastriche.
Grazie alle proprietà mucoadesive, antisecretorie e antinfiammatorie, infatti, queste droghe possono essere d’aiuto nel trattamento di svariati disturbi:
Gastrite.
La gastrite è un'infiammazione - acuta o cronica - della mucosa gastrica, che si manifesta con: nausea, vomito, dolore e, nei casi più gravi, erosione della mucosa e conseguente sanguinamento. Tra le cause di questo disturbo, vi sono: stress, fumo, abuso di alcol e antinfiammatori, alimentazione scorretta e infezioni da H. pylori.
Reflusso gastroesofageo.
E’ il reflusso dei succhi gastrici nell’esofago, che si manifesta con bruciore, difficoltà di deglutizione e rigurgito; esso insorge come conseguenza di varie condizioni patologiche, quali la disfunzione dello sfintere gastroesofageo e l’ernia iatale.
Ulcera gastrica.
L'ulcera gastrica è una lesione ovale, con diametro superiore a 6 mm, che si localizza con maggior frequenza nell’antro dello stomaco o nella giunzione gastroduodenale. L’ulcera rappresenta una diretta conseguenza della gastrite non trattata, pertanto i fattori causali sono i medesimi; a differenza della comune erosione, che interessa solo la mucosa, è più profonda essa, infatti, si estende oltre la muscolaris mucosae, un sottile strato di muscolatura su cui poggiano la mucosa stessa e la membrana basale.
Sono sicuri? Controindicazioni ed effetti collaterali.
Purtroppo, come tutti i rimedi biologicamente attivi, anche i gastroprotettori naturali non sono scevri da effetti indesiderati, in particolare la liquirizia, le spezie e i digestivi. Vediamo, quindi, le principali reazioni avverse:
Pseudoiperaldosteronismo, una condizione che si manifesta in seguito all’uso prolungato o di alti dosaggi di acido glicirrizico (> 100mg/die), caratterizzato da: ipokaliemia (una riduzione del potassio ematico), alterazioni dell’attività cardiaca e debolezza muscolare (conseguenti all’ipokaliemia), ipertensione, edema e cefalea. Le saponine della liquirizia, infatti, sono in grado di aumentare le concentrazioni endogene di cortisolo, un ormone che incrementa la pressione arteriosa attraverso la produzione di aldosterone, un ormone mineralcorticoide, e la stimolazione dei suoi recettori (Flores Robles et al., 2013). I sintomi sono temporanei e regrediscono spontaneamente con l’interruzione della terapia.
Le erbe digestive e il peperoncino possono provocare di per sé disturbi gastrici. In particolare:
Carciofo e cardo contengono principi attivi che facilitano la digestione proprio perché capaci di aumentare la secrezione acida (Fitoterapia, A.M. Bianchi).
In alcuni studi, l’ingestione di peperoncino ha provocato difficoltà digestive, in pazienti con o senza ulcera (Kang et al., 1992), e microemorragie gastriche (Desai et al., 1972; Myers et al., 1987).
In uno studio di Guptal et al. (2013), la somministrazione di dosi crescenti di curcuma (500mg-12.000mg) ha provocato la comparsa di sintomi, quali: diarrea, cefalea ed eruzioni cutanee, in 7 pazienti su 24 aventi completato lo studio. Tali effetti non erano dose-dipendenti.
La melissa può aumentare la pressione endoculare e alterare la funzione tiroidea (Fitoterapia, A.M. Bianchi).
Possono verificarsi reazioni allergiche, soprattutto in seguito all’assunzione di liquirizia e Asteraceae (camomilla, carciofo e cardo).
A causa dell’effetto barriera, le erbe mucillaginose possono ridurre l’assorbimento intestinale dei farmaci.
Pertanto, i rimedi suddetti sono controindicati nei seguenti casi:
Allergie note ai principi attivi.
Ipertensione, cardiopatie e relativi trattamenti farmacologici, per quanto riguarda la liquirizia.
Disfunzioni tiroidee e glaucoma, una patologia dell’occhio caratterizzata da aumento della pressione endoculare, per quanto riguarda la melissa.
Assunzione di farmaci in concomitanza con le erbe mucillaginose.
Patologie delle vie biliari, nel caso di carciofo e cardo, in quanto stimolano la produzione e la secrezione di bile.
In gravidanza, durante l’allattamento e nell’infanzia, l’assunzione non dovrebbe mai avvenire senza aver consultato il medico.
Le informazioni riportate non sostituiscono in alcun modo il rapporto medico-paziente, pertanto, rivolgetevi sempre al medico (o ad altro specialista della salute) prima di prendere qualsiasi iniziativa.
Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire funzioni social e analizzare il traffico. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie e dichiari di aver letto la nostra Cookie Policy e la Privacy Policy. Per saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie consulta la nostra Cookie Policy.