Cos’è il bisfenolo A? Vediamo quali sono gli utilizzi di questo composto e focalizziamo l’attenzione sulla sua tossicità e sugli effetti che può provocare sulla salute in dosi eccessive.
Il bisfenolo A, abbreviato come BPA, è un composto organico, utilizzato nella produzione di plastiche ed additivi. Viene usato ad esempio per la realizzazione del policarbonato, una plastica che serve per il confezionamento di contenitori e bottiglie.
Le plastiche ottenute con il BPA, hanno la caratteristica di essere molto resistenti e versatili, impiegate comunemente in molti oggetti di uso quotidiano.
Vediamone alcuni esempi:
Contenitori in plastica per alimenti: tutti i contenitori in plastica hanno, sul fondo, il cosiddetto Codice di Riciclaggio. Il Codice di Riciclaggio è alfanumerico e permette di identificare il tipo di materiale che compone l’oggetto e come questo viene riciclato. Le plastiche vengono denominate tramite un numero, che può andare da 1 a 7. Ad esempio, con il numero 1 viene indicato il PET, la classica plastica delle bottiglie d’acqua; mentre con il numero 3 e con il numero 7 vengono indicate le plastiche che potrebbero contenere bisfenolo A.
Bottiglie in plastica: non tutte le bottiglie di plastica contengono BPA come le bottiglie dell’acqua minerale, in quanto costituite dal comunissimo PET (Poli-Etilene Tereftalato), plastica riciclabile e non tossica. Le bottiglie contenenti bisfenolo A sono quelle in policarbonato, ovvero quelle costituite da una plastica più resistente come i flaconi di shampoo e detersivi. Queste bottiglie sono facilmente riconoscibili, perchè contrassegnate dal marchio “PC” (policarbonato).
Lattine: i rivestimenti interni delle lattine possono contenere BPA.
Biberon: anche questi sono fatti in plastica contenente BPA, solo la tettarella (la parte che i bambini mettono in bocca) è costituita di lattice e quindi non contiene alcuna sostanza tossica.
Protesi odontoiatriche: le resine e i materiali che il nostro dentista utilizza, quando ci fa un’otturazione, sono spesso costituiti da policarbonato e, di conseguenza, contengono bisfenolo A. Si è però visto che alcuni enzimi presenti nella nostra saliva sono in grado di attaccare queste resine e di far liberare BPA, che quindi disciolto nella nostra saliva viene assorbito e metabolizzato.
Imballaggi.
Stoviglie.
Carta per scontrini fiscali.
Uno dei problemi principali associati all’uso di bisfenolo A è la sua elevata tossicità. Sono molti gli effetti, in alcuni casi anche molto gravi, che questo composto può avere sulla salute del nostro organismo.
Nonostante molti studi provino la pericolosità di questa sostanza, nel 2006 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha stabilito una dose giornaliera tollerabile (in sigla DGT).
La DGT è un parametro utilizzato in tossicologia, per esprimere la quantità massima di una sostanza considerata tossica, che giornalmente un soggetto può assumere, in base al proprio peso, senza subire danni alla propria salute. |
Per il BPA tale limite è stato fissato a 0,05 milligrammi per ogni chilogrammo di peso corporeo.
Nel 2015, però, sempre l’EFSA ha abbassato la DGT da 0,05 a 0,004 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo. L’Autorità Europea ha anche dimostrato che la quantità di Bisfenolo A a cui noi veniamo giornalmente esposti, è ben più bassa della soglia limite fissata, di 3-5 volte. Pertanto, pur essendo tossico, non costituisce un vero problema per la nostra salute, in quanto assunto in quantità molto basse.
Biberon e Bisfenoilo A |
2010 - La Francia vieta l’uso di BPA nella realizzazione dei biberon. |
2011 - Una direttiva europea (Dir. 2011/8/EU, 28 gennaio 2011) vieta l’impiego di BPA nei biberon, per tutta l’Europa. |
Oggi - Sono in commercio biberon senza BPA, che sulla confezione recano la dicitura “BPA-free” o “BPA 0%”. Tra le marche produttrici: Chicco, avent-Philips, Nuk, Coop. |
In vari settori, l’uso del Bisfenolo A sta via via diminuendo, per essere sostituito da plastiche più sicure. Tra i paesi in prima fila troviamo proprio i francesi:
Nel 2013 hanno vietato l’uso di BPA negli imballaggi.
A partire dal gennaio 2015 anche i contenitori per alimenti sono diventati BPA-free.
Il BPA è considerato un interferente endocrino, ovvero in grado di interferire con il nostro apparato endocrino.
L’apparato endocrino è un sistema di controllo del nostro organismo, che, tramite le ghiandole, produce ormoni (un classico esempio è rappresentato dalla tiroide, che produce ormoni tiroidei). Gli ormoni vanno nel circolo sanguigno e, tramite il sangue, raggiungono vari distretti del nostro organismo, per regolare alcune specifiche funzioni. A tal fine, si legano a delle strutture, presenti sulle nostre cellule, dette recettori, (funzionano un pò come l’antenna del televisore, che capta i segnali).
Nello specifico, sembra che il bisfenolo A abbia affinità per i recettori degli ormoni steroidei, ovvero per gli ormoni sessuali, in particolare gli estrogeni. Gli estrogeni sono i principali ormoni sessuali femminili e sono responsabili della formazione dei caratteri sessuali secondari e della regolazione delle varie fasi del ciclo mestruale. Gli estrogeni sono anche importanti per il corretto sviluppo dei neuroni. Pertanto, interferendo con la normale segnalazione operata da questi ormoni, il BPA andrebbe ad alterare il normale sviluppo neuronale ed avrebbe quindi un certo grado di neurotossicità. Inoltre, alcuni studi evidenziano una correlazione tra emicrania ed esposizione al bisfenolo A.
Approfondisci le funzioni degli ormoni steroidei
Vediamo nel dettaglio quali organi possono essere colpiti:
Malattie a carico degli apparati riproduttori: come l’endometriosi (patologia che colpisce le pareti interne dell’utero) ed è associato a volte all’infertilità maschile. Un gruppo di ricercatori dell’Ospedale Antoine-Béclère a Clamart ha infatti notato che, esponendo per tre giorni testicoli umani al bisfenolo A, questi producevano una quantità di testosterone inferiore di quella prodotta da testicoli che non ne venivano esposti.
Insorgenza del diabete: la sostanza agisce negativamente sul rilascio di insulina da parte del pancreas (ormone essenziale per la diminuzione della glicemia, ovvero della concentrazione di zuccheri nel sangue).
Può interferire con la corretta segnalazione cellulare: un processo attraverso il quale le cellule precepiscono dei segnali e, in risposta ad essi, svolgono determinate funzioni. Le cellule “impazziscono” a causa di una proliferazione incontrollata e cominciano a rispondere in maniera sbagliata ai segnali che giungono loro, (processo che è alla base dell’insorgenza dei tumori).
Presenza di tumori: essendo potenzialmente cancerogeno è stato associato al tumore alla mammella o il tumore alla prostata, inoltre, pare che sia anche in grado di interferire con l’azione dei chemioterapici, i farmaci che vengono normalmente utilizzati per la cura del cancro, rendendone pertanto vana la somministrazione.
Effetti negativi sul cuore: (soprattutto nelle donne) questo composto, infatti, fa aumentare il rilascio di calcio dal reticolo sarcoplasmatico (una struttura presente nelle cellule cardiache e muscolari), fenomeno che è alla base della contrazione cardiaca. La normale contrazione cardiaca è caratterizzata da una fase di sistole (contrazione) seguita da una di diastole (rilassamento). A causa di questo rilascio massivo di calcio, le fasi di sistole risultano essere più lunghe e più frequenti e non seguite da una corretta fase di diastole. Pertanto, si hanno le cosiddette aritmie, ovvero un battito cardiaco non regolare.
Obesità infantile: in quanto i bambini obesi, presentano una concentrazione di bisfenolo A nelle urine maggiore rispetto ai bambini normopeso.
A questo punto, appare di vitale importanza riuscire a capire in che modo possiamo entrare a contatto con questa sostanza e, quindi, quali sono le precauzioni da prendere per limitarne l’assunzione.
Il bisfenolo A viene ingerito principalmente con la dieta, in quanto tutti i contenitori contenenti BPA, che vengono a contatto con gli alimenti (quindi anche bottiglie, stoviglie e lattine) possono rilasciare alcune molecole di questo composto, che inevitabilmente migrano e vanno a finire in quello che noi poi mangiamo o beviamo.
L’EFSA, afferma che la quantità giornaliera con cui veniamo a contatto è comunque esigua per avere dei danni effettivi. |
Ecco alcuni consigli per evitare al minimo il contatto:
Utilizzare prodotti BPA-free è sicuramente la via più semplice per eliminare il problema alla radice.
Non utilizzate contenitori in policarbonato per scaldare alimenti al microonde, perchè il calore a cui vengono sottoposti induce un più rapido rilascio di molecole di BPA.
Evitare il contatto dei contenitori in plastica (contenente BPA) con liquidi caldi o acidi.
Controllate i biberon, contenitori o altri utensili in plastica, che siano al momento dell’acquisto privi di graffi o abrasioni, in quanto, se contengono BPA, la sostanza verrà rilasciata molto più facilmente, rispetto ad un contenitore integro.
Leggete sempre le etichette: devono contenere tutte le informazioni sul prodotto, assicuratevi della qualità di quello che state per acquistare!
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