Biostimolazione: effetti, costi e controindicazioni del trattamento cutaneo

Consulente Scientifico:
Dottoressa Jessica Zanza
(Specialista in farmacia)

La biostimolazione è una tecnica volta a ringiovanire la cute in modo naturale e poco invasivo. Ma in cosa consiste in pratica questo trattamento cutaneo? I suoi effetti sono reali e durevoli? E quali sono i rischi e le controindicazioni di questa tecnica? Scopriamolo.

    Indice Articolo:
  1. Caratteristiche
  2. Come agisce?
  3. Tecniche
    1. Rigenerazione autologa
    2. Rigenerazione eterologa
    3. Acidi nucleici
    4. Silicio organico
    5. Laser
    6. Radiofrequenza
    7. Carbossiterapia
    8. Ossigenoterapia
    9. Biostimolazione con fili
  4. Effetti e benefici
  5. Costi

Cosa s’intende per biostimolazione?

Con il termine Biostimolazione, si indicano una serie di tecniche atte a promuovere la sintesi dei normali costituenti del derma cutaneo (come collagene, elastina e acido ialuronico) da parte dei fibroblasti.

I fibroblasti, sono cellule localizzate nel derma, lo strato della cute che funge da riserva idrica, sono fonte di sostentamento e di sostegno per il tessuto stesso. Essi intervengono sia nel normale processo di rigenerazione cutanea (che subisce una riduzione con l’avanzare del tempo), sia nei processi di riparazione cutanea, innescati da una lesione del tessuto e dal conseguente processo infiammatorio.

Le tecniche utilizzate sono numerose e permettono di migliorare, (molte solo da un punto di vista estetico), le pelli non più giovani o colpite da particolari inestetismi, come cicatrici e smagliature.

Possiamo raggruppare questi trattamenti in due gruppi:

Per chi crede nell’omeopatia, questi trattamenti possono essere associati al Coenzyme compositum, un rimedio reputato in grado di riattivare il metabolismo dermico. Si inietta una fiala 2-3 volte alla settimana.

Tecniche di biostimolazione a confronto: come agiscono e quali le differenze?

Come accennato in precedenza, l’obiettivo della biostimolazione è quello di promuovere il rinnovo dermico attraverso l’attivazione dei fibroblasti.

Quando opportunamente stimolate, infatti, queste cellule sono in grado di sintetizzare i costituenti della matrice dermica, in particolare:

Secondo il Prof. Maurizio Ceccarelli (Direttore dell’International centre for study and research in aesthetic and physiological medicine), tuttavia, solo alcuni di questi trattamenti sono in grado di migliorare la cute sia dal punto di vista estetico, che funzionale. Ciò sembrerebbe correlato al tipo di collagene prodotto in seguito al trattamento.

Al fine di mantenere la cute in buono stato fisiologico, la biostimolazione dovrebbe portare alla produzione di collagene reticolare (collagene di tipo III) che, come evidenziato da Rong et al. (2008), è la forma più abbondante di collagene nelle pelli giovani. Il collagene reticolare, infatti, migliora la funzionalità della cute in quanto:

In questi casi, più che utilizzare il termine generico di biostimolazione, si dovrebbe parlare di rigenerazione cutanea autologa (che avviene utilizzando sostanze prelevate dal paziente stesso) o eterologa (che avviene utilizzando sostanze inglobate in dispositivi medici).

Quella del collagene è la famiglia di proteine più abbondante nel regno animale, includente una trentina di membri. Caratteristica comune a tutte le tipologie è quella di essere costituite da unità di tropocollagene, ricche in glicina e aminoacidi idrossilati (idrossilisina e idrossiprolina). Le unità di tropocollagene possono assemblarsi in diversi modi e dare origine a fibrille (le strutture più abbondanti, come quelle presenti nel derma) o lamine.

Rigenerazione cutanea: le sostanze che portano al ringiovanimento.

Vediamo quali sono le tecniche volte a mantenere la funzionalità della cute, in modo che possa conseguire anche un miglioramento estetico.

In particolare:

Sebbene le sostanze utilizzate siano differenti, esse condividono la capacità di promuovere la rigenerazione della matrice attraverso l’attivazione di un particolare tipo di recettori, i cosidetti CD-44, localizzati sulla superficie dei fibroblasti. L’attivazione recettoriale fa sì che i fibroblasti escano dallo stato di quiescenza, con conseguente proliferazione e sintesi di collagene reticolare, elastina e polimeri della sostanza fondamentale.

Rigenerazione autologa con PRP.

Questa tecnica è stata introdotta dal professor Victor Garcia (Università degli studi di Barcellona) e consiste nell’inoculare, a livello del derma, il plasma (la fase liquida del sangue) arricchito in piastrine, elementi corpuscolati che intervengono nel processo di coagulazione ematica.

Il PRP si ottiene:

E’ consigliabile non prelevare i globuli bianchi per evitare che rilascino mediatori in grado di danneggiare i tessuti e portare, quindi, alla sintesi di collagene fibrotico.

A questo punto, il PRP può essere:

Il razionale d’impiego si basa sulla capacità delle stesse piastrine di rilasciare, quando attivate, i fattori di crescita, proteine in grado di stimolare la migrazione, la proliferazione e la deposizione di nuova matrice da parte dei fibroblasti. Tra i fattori di crescita coinvolti, il PDGF (fattore di crescita derivato dalle piastrine) sembra essere quello più attivo nel promuovere la rigenerazione cutanea, e i suoi effetti sono stati studiati sia in vitro, sia sui volontari umani (Suroviak et al., 2010).

Il trattamento viene effettuato in ambulatorio, senza anestesia, poiché la procedura non è dolorosa; in genere, si utilizzano aghi lunghi 4mm e con un diametro 30G (0,3mm).

La durata del trattamento è estremamente variabile e dipende dall’estensione delle aree da trattare e dal numero di iniezioni effettuate: in genere, una seduta con trattamento viso, collo, décolleté e mani dura circa un’ora (prelievo e preparazione PRP compreso), con un numero di iniezioni effettuate intorno alle 350-400.

I risultati tendono a manifestarsi gradualmente e, affinché siano apprezzabili, occorre eseguire dei cicli di 3-5 sedute ciascuno (distanziate di 20 giorni). Se la paziente adotta uno stile di vita sano (uso di protezione solare, niente fumo o alcoolici, sana alimentazione) gli effetti possono durare dai due ai cinque mesi.

Evoluzioni della tecnica.

La rigenerazione con PRP può essere associata ad altri trattamenti con lo scopo di migliorarne l’efficacia. In particolare:

  • Per il trattamento delle rughe, il PRP può essere utilizzato in associazione al supporto tissutale biologico (SBT). L’SBT non è altro che il plasma (avanzato dopo il prelievo del PRP) sottoposto a temperature superiori ai 37°C in modo da farlo coagulare (le proteine in esso contenute precipitano a causa del calore). Il coagulo viene iniettato nelle rughe non con lo scopo di riempirle (come farebbe un filler), bensì per creare una sorta di passaggio che faciliti la migrazione dei fibroblasti nell’area da trattare. L’efficacia di tale associazione è stata valutata in un lavoro di Dae Hun Kim et al. (2011).
  • Trattamenti di rigenerazione eterologa, per esempio con SKIN-B® (associate alle sedute con PRP), un dispositivo medico di III livello a base di frammenti di acido ialuronico, che ne potenzia l’azione sui recettori CD-44.

La rigenerazione con PRP è sicura?

A meno che non vi siano particolari condizioni in atto, questa tecnica di ringiovanimento può considerarsi sicura. Trattandosi di una sostanza autologa, non vi è rischio di reazioni allergiche (Kawazoe and Kim, 2012), gli effetti avversi più comuni sono correlati all’iniezione e tra questi abbiamo: arrossamento, gonfiore, prurito, lividi ed ematomi nel sito d’inoculazione.

Tali reazioni sono comunque di lieve entità e tendono a sparire spontaneamente nel giro di un paio di giorni.

Vediamo quali sono i casi dove è sconsigliato il trattamento:

Rigenerazione eterologa con frammenti di acido ialuronico.

Nella rigenerazione eterologa si utilizzano sostanze non appartenenti al paziente, come l'acido ialuronico, in grado di attivare (esattamente come i fattori di crescita) i CD-44, ossia i recettori che avviano la sintesi di collagene reticolare da parte dei fibroblasti.

Quest’ultima è una tecnica abbastanza sicura, con effetti avversi e controindicazioni analoghi a quelli del PRP; inoltre, poiché si fa uso di sostanze non appartenenti al paziente, si possono manifestare reazioni allergiche più o meno gravi. Il trattamento è pertanto controindicato in caso di allergie note alle sostanze sopracitate.

Ma cos’è l’acido ialuronico?

Si tratta di un polisaccaride appartenente alla famiglia dei glicosaminoglicani, polimeri della sostanza fondamentale in grado di assorbire l’acqua e conferire turgore al tessuto cutaneo.

Al fine di promuovere la rigenerazione, tuttavia, si utilizzano frammenti del polisaccaride costituiti da 20-38 unità zuccherine.

E’ stato evidenziato, infatti, che l’introduzione dell’acido ialuronico macromolecolare non solo non stimola la sintesi di nuova matrice (perché la pelle si abitua a riceverla dall’esterno) ma è in grado di promuovere la sua stessa degradazione da parte delle metalloproteasi (gli enzimi coinvolti nel rimodellamento delle matrici) in quanto viene avvertito come quantità in eccesso (Croce et al., 2001).

Analogamente alla rigenerazione con PRP, anche quella eterologa viene effettuata in ambulatorio, senza anestesia. Lo specialista potrà optare per l’impiego di dispositivi medici già pronti oppure per preparazioni galeniche che si preoccuperà egli stesso di allestire.

Dispositivi medici.

Tra i dispositivi medici più diffusi abbiamo lo Skin-B, è un trattamento di base utile per favorire la rigenerazione delle pelli più giovani nel quale i frammenti di acido ialuronico (20-38 monomeri) sono associati a:

Approfondisci cosa sono ed a cosa servono gli aminoacidi.

Tra gli aminoacidi inseriti abbiamo:

Il trattamento Skin-B per le pelli più mature.

Si utilizzano dispositivi medici che attuano una stimolazione potenziata (i così detti Skin improve) e che possono contenere, oltre ai costituenti già visti, anche antiossidanti e colina.

In particolare:

 Preparazioni galeniche.

Nel caso in cui i dispositivi sopra citati non siano reperibili, il medico estetico potrà preparare da sé le formulazioni biostimolanti. In particolare:

Per ottenere risultati apprezzabili, si consiglia di effettuare un ciclo d’urto di 4 sedute, distanziate fra loro di una settimana, a cui seguirà un ciclo di due sedute (distanziate fra loro di 15 giorni) ed infine la fase di mantenimento (consistente in una seduta mensile). Anche in questo caso, la durata della seduta è estremamente variabile e dipendente dall’estensione dell’area da trattare.

Nelle pazienti con pelli mature si effettua anche una seduta con Skin-CO ogni 15 giorni.

Biostimolazione con frammenti di acidi nucleici.

Questa tecnica si avvale dell’utilizzo dei frammenti di DNA, o PDRN (polideossiribonucleotidi), di derivazione ittica.

Dal momento che il DNA si trova al di fuori delle cellule, solo in seguito ad una lisi (disfacimento) delle loro membrane, l’inoculazione dei frammenti attiva un processo infiammatorio che porterà a deposizione di collagene fibrotico e, quindi, ad un miglioramento estetico per retrazione del derma (effetto lifting).

Sembra che alla base di tali effetti vi sia l’attivazione di diversi tipi recettoriali, tra cui CD-39 e CD-40. Ma di cosa si tratta?I CD-39 sono enzimi localizzati sulla membrana cellulare, la cui attivazione (da parte del PDRN) porta alla produzione di adenosina. Per interazione con i suoi recettori, quest’ultima è in grado di avviare un processo infiammatorio e portare alla produzione di mediatori noti come citochine. Tra queste, l’IL-4 (interleuchina 4) svolge un ruolo di primaria importanza, essendo in grado di stimolare i recettori CD-40 dei fibroblasti e portare quindi alla deposizione di matrice dermica.Accanto all’aumento delle attività metaboliche si assiste inoltre ad una proliferazione dei fibroblasti: infatti, questi frammenti vengono “riciclati” e utilizzati per la replicazione del DNA, processo fondamentale affinché avvenga la proliferazione di tali cellule.

Oltre a ciò, il PDRN sembra in grado di stimolare la vascolarizzazione delle aree trattate e incrementare, in tal modo, l’ossigenazione e l’apporto di sostanze nutritizie alle cellule stesse.

Ma in cosa consiste il trattamento? Effetti avversi e controindicazioni.

Analogamente alle tecniche descritte in precedenza, il PDRN viene introdotto mediante iniezione intradermica. Durante una seduta possono essere inoculati dai 3 ai 15mg di PDRN (1-5 fiale) e la durata del trattamento dipende, come sempre, dall’estensione delle aree da trattare. Per poter apprezzare i risultati, si effettuano cicli di 6-10 sedute (distanziate tra loro di una settimana) a cui seguirà una seduta mensile per il mantenimento.

Anche la biorivitalizzazione con PDRN può essere associata alla comparsa di arrossamento, gonfiore, lividi o ematomi nel sito d’iniezione.

Il trattamento è controindicato in caso di:

Biostimolazione con silicio organico.

Un’altra tecnica molto utilizzata per i suoi effetti biostimolanti è quella che prevede l’iniezione intradermica di derivati organici del silicio, i cosidetti silanoli.

Il razionale d’impiego di tali composti si basa sul fatto che il silicio, introdotto con la dieta, è fondamentale per il corretto metabolismo delle matrici extracellulari cutanee, ossee e cartilaginee (Hampson et al., 2003) ed è direttamente coinvolto nella sintesi del collagene, più precisamente nell’attività della prolina idrossilasi, l’enzima che converte l’aminoacido prolina in idrossiprolina, particolarmente abbondante nel collagene stesso (Reffitt et al., 2003).

In realtà, i silanoli agiscono in modo differente dal silicio alimentare! La sintesi di collagene che consegue al trattamento, infatti, è dovuta alla capacità dei silanoli di sequestrare i polimeri della sostanza fondamentale (tra cui l’acido ialuronico) e attivare, in tal modo, un processo infiammatorio che porta alla deposizione di collagene fibrotico; inoltre, il pH acido della soluzione (pH = 5,7) provoca la gelificazione della matrice, riducendo gli scambi metabolici a livello dermico. Sebbene la durata del trattamento vari da paziente a paziente, in media si effettuano cicli di 4 sedute (distanziate tra loro di una settimana), seguite da una seduta mensile per il mantenimento degli effetti.

Gli effetti avversi e le controindicazioni sono molto simili alle altre tecniche di biorivitalizzazione. L’uso dei silanoli è inoltre controindicato in caso di allergia nota all’acido salicilico.

Biostimolazione con il laser.

In questo caso, la biostimolazione viene attuata utilizzando fasci di radiazioni che inducono un processo infiammatorio, a cui seguirà la riparazione dell’area trattata.

Tra i più utilizzati abbiamo il laser Fraxel, un laser non ablativo (in quanto non danneggia l’epidermide) e frazionale (che utilizza microfasci di radiazioni). Attraverso l’uso di fibre ottiche, infatti, il Fraxel è in grado di creare dei fori microscopici nel derma, che avvieranno l’infiammazione e la conseguente sintesi di matrice da parte dei fibroblasti. In media si effettuano cicli di 4-6 sedute (distribuite nell’arco di un mese), della durata di 15’-30’ ciascuna.

Low level laser therapy (LLLT)La terapia laser a bassa potenza è una tecnica di biostimolazione, molto utilizzata in campo odontoiatrico (ma non solo), per stimolare la guarigione dei tessuti in caso di: gengiviti, parodontiti (l’infiammazione del tessuto che ancora il dente all’osso) e lesioni della mucosa orale di vario tipo (tra cui le afte). In questo caso si utilizzano fasci di radiazioni (del vicino infrarosso) in grado di penetrare in profondità (anche di diversi millimetri) e stimolare le attività metaboliche delle cellule senza indurre danni particolari.

L’impiego del laser come biostimolante è sicuro?

Quelli appena citati sono dei laser molto delicati e permettono la ripresa immediata di tutte le attività. Le reazioni avverse più comuni arrossamento e gonfiore, sono di lieve entità e tendono a scomparire in breve tempo.

Qualora il paziente si esponga al sole, senza utilizzare filtri solari molto elevati, si può avere la comparsa di macchie brune nell’area trattata.

L’impiego è controindicato in caso di:

Biostimolazione con la radiofrequenza.

Si tratta di una tecnica che si avvale dell’uso di onde ad alta frequenza, in grado di penetrare negli strati dermici più profondi ed attivare il processo di riparazione cutanea. Queste onde, infatti, sono in grado di provocare l’accorciamento delle fibre di collagene ed elastina, e portare a un processo infiammatorio che culminerà nell’attivazione dei fibroblasti e nella sintesi di nuova matrice.

Per avere risultati apprezzabili è necessario effettuare dei cicli da 10-22 sedute annuali (una alla settimana, poi una ogni due settimane ed, infine, una al mese). Per le pelli molto invecchiate si può arrivare anche a tre sedute alla settimana, seguite da due sedute settimanali.

Secondo il D.M. n° 110 del 12/05/2011, solo il medico è autorizzato ad utilizzare onde con una frequenza maggiore ai 0,3 MHz (per intenderci, quelle più efficaci).Per chi non volesse ricorrere allo specialista, in commercio esistono dei dispositivi che permettono di effettuare una biostimolazione fai da te. Questi emettono onde a bassissima intensità che stimolano il metabolismo dermico in maniera decisamente soft rispetto a quelle per uso medico.

 Il trattamento presenta rischi?

Sebbene sia una tecnica sicura (al massimo possono comparire lievi arrossamenti), la radiofrequenza è assolutamente controindicata nei seguenti casi:

Trattamento con anidride carbonica “Carbossiterapia”.

Il trattamento consiste nell’insufflare anidride carbonica direttamente nel derma, attraverso l’uso di un ago sottilissimo. Il gas così introdotto rilassa le pareti vascolari e ripristina l’apporto di sangue al tessuto, con conseguente ripresa dell’attività metabolica dei fibroblasti.

Il miglioramento estetico risulta apprezzabile già dopo 3-4 sedute, sebbene siano necessarie almeno 8-10 sedute totali per stabilizzarlo.

Effetti collaterali e controindicazioni.

Sebbene la tecnica non presenti effetti avversi particolari, il suo impiego è controindicato nei seguenti casi:

L’Ossigenoterapia.

Considerata l’ultima tendenza tra le star, si tratta di una tecnica che riattiva il metabolismo cutaneo attraverso l’introduzione dermica di ossigeno puro, che può essere eventualmente utilizzato per veicolare altre molecole attive. L’ossigeno è fondamentale per produrre l’energia (sottoforma di ATP, adenosina trifosfato) necessaria a mantenere le cellule vitali e funzionali.

Il trattamento è indolore e si avvale dell’uso di un manipolo, erogante il gas, su cui possono essere applicate delle testine diamantate qualora si voglia associare l’azione biostimolante dell’ossigeno ad un’azione levigante.

Le sedute durano mediamente un’ora, consentono la ripresa immediata delle attività lavorative e per poter apprezzare i risultati ne sono necessarie almeno 4-5, distribuite nell’arco di un mese. La tecnica non possiede effetti avversi e controindicazioni.

L’eccesso di ossigeno puro, tuttavia, può portare alla produzione di radicali liberi molto aggressivi, i ROS (specie reattive dell’ossigeno). Questi sono in grado di danneggiare le cellule e i componenti della matrice, avviando quindi un processo infiammatorio che culmina nella deposizione di collagene fibrotico. Ecco perché non possiamo considerare l’ossigenoterapia una tecnica rigenerante!

Biostimolazione con fili.

La tecnica si avvale dell’utilizzo di particolari fili (peraltro già impiegati in cardiochirurgia) realizzati in polidiossanone, un materiale sterile, ipoallergenico e completamente riassorbibile.

I fili utilizzati (classici o dentati) hanno uno spessore di circa 0,05-0,15mm e una lunghezza di 3-15cm; essi si trovano all’interno di un ago sottilissimo, in grado di raggiungere lo strato dermico.

Una volta sfilato l’ago, il filo continua a permanere ed esercita, da un lato, un’azione di sostegno immediata per il tessuto e, dall’altro, un effetto biostimolante.

Il filo, infatti, viene percepito come materiale estraneo e ciò porta alla deposizione di matrice, ricca in collagene fibrotico, attorno ad esso. La scelta del filo, varia in relazione all’estensione dell’area da trattare e alla tipologia di pelle.

Quali sono le zone più trattate?

Si tratta di tutte quelle aree soggette a perdita di elasticità e cedimenti, nonché quelle in cui si ha un accumulo di adiposità (in quanto i fili promuovono anche la lipolisi, ovvero la demolizione dei grassi). Potranno quindi essere impiantati nel:

L’effetto lifting è visibile già dopo 3 settimane dall’impianto dei fili e raggiunge l’effetto massimo dopo 3-4 mesi, durante i quali lo specialista potrà decidere se impiantarne di nuovi. I fili classici si riassorbono dopo 6-8 mesi, mentre quelli dentati (noti come premium) possono durare anche un anno; in ogni caso, gli effetti continuano a permanere per diverse settimane dopo il riassorbimento.

Quali sono i rischi associati a questa tecnica?

Gli effetti avversi sono trascurabili: si parla di lievi arrossamenti o piccoli ematomi che tendono a scomparire nel giro di qualche giorno; tuttavia, esistono dei casi in cui la biostimolazione con fili è assolutamente controindicata:

Effetti e applicazioni della biostimolazione.

In campo estetico, le varie tecniche possono essere utilizzate - da sole o in associazione - con diversi obiettivi, tra cui:

Biostimolazione per il ringiovanimento di viso e corpo.

La scelta delle tecniche utilizzate per restituire freschezza e luminosità alla pelle dipende soprattutto dall’età del paziente. In linea generale:

I trattamenti possono essere eseguiti su tutto il corpo, sebbene le zone più trattate siano il viso, il collo, il décolleté e le mani, in cui il tessuto cutaneo è più sottile e maggiormente esposto agli agenti esterni.

Biostimolazione per smagliature e cicatrici.

Le smagliature, o strie distensae, sono tra gli inestetismi femminili più temuti e si formano quando la cute perde la sua elasticità a causa di diversi fattori, come cambiamenti repentini di peso, fattori ormonali, fattori genetici. Si presentano sottoforma di striature frastagliate, di colore rosso o biancastro a seconda che si siano formate più o meno di recente e si localizzano soprattutto nel seno, nei glutei, nell’addome e nell’interno coscia.

Sebbene sia impossibile rimuoverle completamente, la biostimolazione può aiutare comunque a migliorarne l’aspetto! In particolare, si possono ottenere dei buoni risultati associando le tecniche di rigenerazione (per esempio con PRP) col laser Fraxel o la radiofrequenza.

Questi trattamenti possono inoltre risultare utili per attenuare cicatrici di vario tipo (incluse quelle da acne).

Biostimolazione del cuoio capelluto contro la perdita dei capelli.

Le potenzialità della biostimolazione come trattamento per la calvizie sono emerse in un lavoro di Li et al. (2011), eseguito sui topi, in cui l’iniezione intradermica di PRP ha aumentato (in maniera significativa rispetto al placebo) le attività metaboliche dei fibroblasti e quindi l’entrata del pelo nella fase di anagen (la fase di crescita). Oltre alla rigenerazione con PRP, un’altra tecnica molto utilizzata è la biostimolazione con frammenti di acidi nucleici.

Costo della biostimolazione.

I costi sono dipendenti da diversi fattori, tra cui: notorietà dello specialista, tipo di trattamento, estensione dell’area da trattare e condizioni della cute.

Vediamo alcuni prezzi indicativi:

Quanto riportato è solo a titolo informativo e non intende sostituirsi in alcun modo al parere dello specialista.

Informazioni Sugli Autori:

Consulente Scientifico:
Dottoressa Jessica Zanza
(Specialista in farmacia)

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